Bertolaso non cede: "Si va avanti"
«Non arretriamo di un passo». Guido Bertolaso non molla. Non c'è più tempo per la trattativa, bisogna risolvere l'ennesima crisi dei rifiuti. Il piano andrà avanti anche senza i sindaci dei comuni vesuviani, che dopo lunghe trattative con i comitati non se la sono sentita di firmare. «Entro tre, quattro giorni al massimo Napoli sarà pulita», promette al termine della seconda riunione fiume nella Prefettura partenopea. In città è già partita una raccolta straordinaria, il piano del Governo è pronto a partire. Prevede il congelamento a tempo indeterminato – non la cancellazione - dell'apertura della seconda discarica di Terzigno, quella di cava Vitiello, e lo stop ai conferimenti per tre giorni a cava Sari. In questo lasso di tempo si procederà alla copertura dei rifiuti giacenti e all'avvio dei prelievi tecnici necessari per gli accertamenti di natura sanitaria e ambientale così come disposto dalle istituzioni, analisi cui parteciperanno degli esperti «di parte», individuati dagli stessi enti locali. Poi si riprenderà a sversare lì l'immondizia dei Comuni della zona rossa del Vesuvio. Gi abitanti di quelle terre, le «mamme vulcaniche» in testa, non si fidano più della politica e delle sue parole. Non l'hanno fatto nemmeno dinanzi alle promesse di rimandare alle «calende greche» l'apertura della seconda discarica. Hanno chiesto ai loro sindaci di pretendere ulteriori garanzie: il congelamento non basta, dicono, vogliamo l'assicurazione che cava Vitiello non aprirà mai. Sotto queste richieste nemmeno il capo della Protezione Civile può mettere la firma. Di qui il mancato accordo che ora è unilaterale. Bertolaso ha immediatamente contattato il premier Berlusconi per spiegargli la situazione. «Stamattina - ha poi spiegato in conferenza stampa - ci siamo rivisti, i sindaci sono tornati e ci hanno comunicato l'impossibilità a firmare il documento preparato ieri notte e che avevamo rivisto otto, nove volte, limando situazioni e accogliendo al 99,9% le loro richieste». Il Governo ha promesso di risolvere l'ennesima crisi dei rifiuti in dieci giorni, avrà ricordato al Cav, se si vuole mantenere la parola data non c'è tempo per i tentennamenti, bisogna andare avanti senza se e senza ma. L'impegno del governo è stato riconosciuto anche dai comitati di protesta, che parlano di «importanti passi avanti», ma non si arrendono: condizione indispensabile per proseguire le trattative è la cancellazione di cava Vitiello dal testo di legge. Prendetevela con me, ha detto Bertolaso, «perché ho spiegato a Berlusconi, che con l'incredibile dose di umanità che lo caratterizza si è fatto commuovere dalle lamentele, che noi potevamo fare tutto tranne che cancellarla, non siamo il Parlamento». Al Governo si chiede pure di abolire il sistema di provincializzazione dei rifiuti, dando così la possibilità ai comuni del napoletano di sversare anche nelle altre province. Ma da Salerno, Caserta, Avellino e Benevento insorgono. Massima allerta anche a Chiaiano, il quartiere collinare di Napoli che ospita la discarica cittadina. S'era parlato di un ampliamento per far fronte all'emergenza, Bertolaso smentisce categoricamente. «Abbiamo preso impegni anche con i cittadini di quella zona per gli orari e per le volumetrie di rifiuti sversati – ricorda - Poi se questa notte dovesse accadere l'apocalisse sarebbe una strumentalizzazione. I rifiuti di Napoli saranno portati nel termovalorizzatore di Acerra e questa sarà la prova del nove sul funzionamento dell'impianto, che ieri ha bruciato 1.580 tonnellate». Intanto Terzigno ha vissuto l'ennesima notte di barricate. L'atmosfera è quella di un paese in guerra, la tensione rimane altissima. Ieri pomeriggio le forze dell'ordine hanno ritrovato un grosso quantitativo di materiale esplosivo poco distante da rotonda Panoramica, che è ormai diventato il quartier generale dei «ribelli», teatro degli scontri tra le popolazioni e le forze dell'ordine che da giorni e giorni non abbassano mai la guardia. L'accordo proposto da Bertolaso prevedeva lo stop immediato a tutte le manifestazioni di protesta. «Ho il timore che andranno avanti», ha detto invece ieri pomeriggio il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, «si stanno formando dei gruppetti di facinorosi che probabilmente nulla hanno a che vedere con questa lotta. Ci saranno altre ragioni che li spingono a compiere gesti forti ed eclatanti, e sicuramente non sono cittadini delle nostre zone».