La politica in discarica
Come deve essere interpretata la decisione del governo, che affida alla protezione civile, ancora una volta, la soluzione dell’emergenza rifiuti, a Napoli e dintorni, se non come un commissariamento di fatto degli enti locali? E come si può spiegare il riprecipitare nella vergogna, a soli due anni dall’emergenza precedente e con le discariche ancora capienti, se non con l’incapacità politica ad amministrare la cosa pubblica locale? È inutile girarci attorno, il problema è concentrato a Napoli: una città che non pratica e diffonde la raccolta differenziata e che butta tutto nelle discariche vicine non fa che esportare la propria arretratezza e appestare l’aria altrui. Delle discariche, infatti, non si deve misurare solo la capienza (oggi ancora disponibile), ma anche la sicurezza ambientale e l’uso cui sono sottoposte. Se ci si butta dentro di tutto ci si comporta in modo dissennato, e per rimediare non basterà cospargerle di terra e farci crescere gli alberelli sopra. Al comune di Napoli si lamentano perché mancano i soldi per la differenziata, ma già oggi, a beneficio di due società appaltatrici, spendono la bellezza di 230 milioni per ottenere il bel risultato che ci mette, ancora una volta e disonorevolmente, sotto gli occhi del mondo. Dal 2008 ad oggi, cosa hanno fatto? Da quel che so la percentuale della differenziata è diminuita, passando da poco a pochissimo. Non è tollerabile. Quel che a Napoli sembra epocale e irrisolvibile è, ogni giorno, affrontato e risolto in ogni parte del mondo civile, come in tante altre parti d’Italia. Qui, invece, il pattume genera sporcizia, in un ciclo continuo che sancisce la morte dell'amministrazione. Per carità, può ben capitare che una città e una popolazione sane finiscano amministrate da incapaci o da lestofanti. Ma quando capita questo genera proteste, denunce, campagne tendenti al ripristino dell'efficienza e della legalità. Perché a Napoli questo non capita, o capita in misura troppo bassa? Dov'è la borghesia produttiva, dove sono i cittadini con spirito civico, dove le forze politiche e sindacali? Sembra che il tessuto civile si sia non solo sfilacciato, ma sia stato roso e consumato da roditori che con la spazzatura si trovano perfettamente a loro agio. E lo scrivo con la morte nel cuore, sperando che le parole siano abbastanza dure da provocare una reazione, perché Napoli è uno dei centri pulsanti del nostro meridione, che non merita tanta indifferenza da parte dei meridionali (quale io sono) e degli italiani (quali tutti siamo). Ancora una volta i mucchi maleodoranti saranno rimossi, ma c'è il rischio che, ancora ripetendo l'errore, non sia messo in moto quel meccanismo morale e amministrativo che non solo non ne riconsenta il formarsi, ma sappia affrontare anche gli altri mali, che non sono da meno. Napoli, insomma, è uno dei simboli dell'Italia, e ha saputo e saprà esserlo nel senso dell'eccellenza. Oggi, però, lo è nella direzione opposta, mostrando a noi tutti quali siano i risultati dell'avere tollerato l'economia nera, spesso criminale, e la progressiva perdita di sovranità statale. Al punto da annegare nei rifiuti di se stessi.