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L'Autorità sente il voto e diffida Minzolini

Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini

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L'Agcom si sente già in campagna elettorale. Diffida il Tg1, e richiama il Tg4 e Studio Aperto per troppo squilibrio a favore di governo e maggioraza. È una decisione piuttosto inconsueta per l'autorità per le comunicazioni perché provvedimenti di questo tipo vengono presi soltanto nel periodo elettorale. O in casi gravissimi come gli insulti al presidente della Repubblica da parte di Beppe Grillo in una puntata di Annozero. Il dibattito, nella commissione servizi e prodotti, è stata piuttosto aspra e dura. Sebbene piuttosto squilibrata perché da un lato c'erano i commissari piddini Sciortino e Lauria a cui si è associato anche l'udc Magri; dall'altra il solo Martusciello. La discussione sul Tg1, per il quale i commissari di sinistra chiedevano addirittura la sanzione, è stata complessa. Non sono stati solo esaminati i tempi di durata concessi al Pdl rispetto al Pd e in generale al presidente del Consiglio rispetto agli altre istituzioni. Berlusconi infatti da sempre domina i minutaggi sia in positivo che in negativo. E anche quando parla direttamente va considerato comunque che ricopre sia la carica di presidente del Consiglio che di leader del Pdl. A nulla è valso anche spiegare che non si è in un periodo elettorale. Anzi, qualche comissario ha fatto notare che nemmeno si può escludere. Dopo, come sempre in questi casi, un diluvio di dichiarazioni. Soprattutto di coloro che fino a ieri affermavano il contrario. Il consigliere di ammnistrazione Rai Nino Rizzo Nervo (Pd) se la ride: «L'allievo supera il maestro, riferendosi che al fatto che Minzolini s'è beccato un provvedimento più grave rispetto a quello riservato a Fede. A proposito dello stesso provvedimento inflitto a Santoro, lo stesso Rizzo Nervo nel gennaio dell'anno scorso aveva detto: «È grave e allarmante se dovesse passare il principio che qualsiasi violazione del pluralismo debba essere valutata in termini di condanna o assoluzione. C'è il rischio che un istituto di garanzia del mercato si trasformi in un vero e proprio tribunale». Il senatore del Pdl Alessio Butti inveve invita a leggere bene i dati: «Il trimestre preso in esame è quello che va da luglio a settembre, ovvero dove l'attualità politica era dominata dallo scontro interno nel Pdl fino ad arrivare alla rottura tra Berlusconi e Fini, la nascita dei gruppi del Fli, la questione della casa di Montecarlo». «E allora ad esempio - prosegue Butti - quanto del tempo assegnato al Pdl a luglio è in realtà dei finiani, quindi contro il Pdl? Inoltre già ad agosto e settembre quando l'attualità politica era legata alla crisi di governo, se si aggiungono i tempi del Fli a quelli del Pd e degli altri gruppi di opposizione si può vedere che non c'era il grande squilibrio denunciato, ma il rispetto della famosa dottrina elaborata dall'onorevole Zaccaria sulla ripartizione dei tempi tra maggioranza, governo e opposizione». Minzolini si difende: «Dai dati che ho disposizione, non risulta questa disparità di trattamento che rileva l'Agcom. Rai e Autorità dovrebbero mettersi per prima cosa d'accordo sui dati da utilizzare». E aggiunge: «I dati dell'Osservatorio di Pavia, che abbiamo a disposizione - fa sapere Minzolini - vedono ad agosto l'istituzionale al 4,5%, il governo al 34,9%, la maggioranza al 28,7% e l'opposizione al 29,1%. A settembre l'istituzionale è al 13,7%, il governo al 36,5%, la maggioranza al 21,5% e l'opposizione al 25,6%. Come si vede i dati sono sostanzialmente in linea con la divisione 30 al governo, 30 alla maggioranza, 30 all'opposizione. E bisogna considerare che Fli è conteggiato nella maggioranza. Questa discordanza di dati è già una stranezza».

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