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E Repubblica evoca addirittura il golpe: «Nel testo c'è una fuga presidenzialista»

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Fattosta che nel giorno in cui il Quirinale interviene sul Lodo Alfano, Repubblica, in un articolo a firma del vicedirettore Massimo Giannini, anticipa quelli che definisce «i dubbi del Colle sulla legge voluta dal premier». Il quotidiano, in realtà, non considera l'aspetto su cui si concentreranno nel pomeriggio le critiche del Quirinale, ma apre un altro capitolo. Secondo Giannini, infatti, Napolitano sarebbe preoccupato perché con il Lodo verrebbe introdotto nel nostro ordinamento, in maniera surrettizia, il "premierato elettivo" così da spianare la strada al presidenzialismo. Il motivo? Il Lodo, equiparando premier e presidente della Repubblica, fa sì che il primo venga «"elevato" di rango rispetto ai ministri». «Si introduce così - scrive Giannini - una forma spuria di "dualismo istituzionale" che non ha raffronti in nessuna altra democrazia occidentale, e che altera l'intero meccanismo di formazione e di bilanciamento dei poteri». Il dibattito è aperto. Il blog di Claudio Velardi e Fabrizio Rondolino, www.thefrontpage.it, attacca i «costituzionalisti-cabarettisti» di Repubblica. «È dal 1994 che i cittadini eleggono direttamente il presidente del Consiglio - scrivono -: o ne prendiamo atto, oppure dichiariamo illegali gli ultimi 16 anni della nostra storia. Si difende la democrazia, cari ermellini di Repubblica, costruendo nuove regole condivise in grado di rispondere ai tempi nuovi, non arroccandosi nei giochi di parole e disprezzando la volontà popolare». E anche i costituzionalisti di centrodestra e centrosinistra non sembrano affatto convinti della tesi del quotidiano. Secondo l'ex deputato di An Paolo Armaroli la tesi di Repubblica, se non «campata in aria», è quanto meno «azzardata». È «la cosiddetta Costituzione materiale che ha sensibilmente rafforzato figura e poteri del capo del governo». Scettico anche il senatore del Pd Stefano Ceccanti convinto che,per certi versi, una «primazia» del premier rispetto ai ministri sussista già nell'attuale testo costituzionale. La tesi di Repubblica «è fondata in relazione al fatto che viene indebolito il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica» ma «decisamente molto meno in relazione al rapporto tra presidente del Consiglio e ministri».

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