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Pdl, giustizia, fisco Silvio torna al timone

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Avanti con la giustizia. Avanti con la riforma del Fisco. Avanti con la ristrutturazione del Pdl. Silvio Berlusconi riprende il timone dell'iniziativa politica. In una giornata, tre riunioni e tre volte detta la linea. Ma è senz'altro l'avanzata sulla giustizia la più significativa. Avanti, dunque. Ora che la tregua con Fini tiene. Ora che i finiani sono divisi sul tema che sta creando loro più problemi. Ora che la maggioranza sembra aver trovato in parte la sua unità e il governo una sua rotta. Avanti con la giustizia ora. Prima che sia troppo tardi. Anche perché «molte cose possono ancora accadere», come lo stesso Fini ha confidato ad alcuni suoi deputati. Sarà, quel che sembra il dato della giornata è l'accelerazione. Silvio Berlusconi accelera sul tema a lui più vicino, quello che maggiormente sta condizionando la sua azione. La giustizia, appunto. Nel consiglio dei ministri di questa settimana sarà varato il piano su immigrazione e sicurezza. Di giustizia se ne parlerà nella prossima.   Annuncia infatti il premier che il testo è pronto e dunque sarà portata all'approvazione del governo: «Abbiamo lavorato con le forze del parlamento per un accordo preventivo», spiega il capo del governo. E aggiunge: «Abbiamo un sistema di giustizia civile e penale con tempi incredibilmente lunghi, inaccettabili». In serata i finiani mettono le mani avanti: «Non mi risulta che ci sia ancora nessun accordo preventivo sulla giustizia, dice Carmelo Briguglio. «Valuteremo i testi - fa ancora sapere l'esponente dell'ala più dura di Futuro e Libertà - alla luce di principi per noi irrinunciabili come l'autonomia della magistratura». Frena Fli. Pone dei paletti. Ma predomina la prudenza. E si capisce, i finiani hanno enormi difficoltà su un terreno per loro piuttosto argilloso. Su internet è rivolta su tutti i siti che hanno a che fare con Fli per il voto a favore del lodo Alfano e a niente sono servite le puntualizzazioni, le rassicurazioni. Altro problema il voto sulle autorizzazioni a procedere sui deputati indagati (l'ultimo caso è quello di Lunardi). Sinora ha prevalso un garantismo di facciata, su cui potrebbero ritrovarsi Nino Lo Presti, Giuseppe Consolo (avvocato di Elisabetta Tulliani), Gianpiero Catone, che applaudirono i passaggi in materia nel discorso di Berlusconi in aula a fine settembre. Ma invece sarebbero contrari gli ultrà come Granata, lo stesso Briguglio, Angela Napoli e forse anche Giulia Bongiorno (avvocato di Gianfranco Fini) sebbene in alcuni casi. Mentre invece critici, con modalità diverse, potrebbero essere Flavia Perina, Enzo Raisi, Benedetto Della Vedova e finanche Adolfo Urso. Il Cavaliere sa bene delle divisioni e prova a sfruttare quello che il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, riferendosi al sì sul lodo Alfano, considera «un segnale molto positivo, la conferma che nonostante quello che è successo le convergenze su alcune questioni importanti sono molto più profonde di quello che appare». È anche per questo che Berlusconi fa sapere di essere pronto a spingere anche su un altro disegno di legge a lui molto caro, quello sulle intercettazioni telefoniche. È una «questione a cui si dovrebbe rimediare», afferma il Cavaliere, «perché è terribile vivere in un Paese in cui non puoi avere la certezza di non essere intercettato». Ma nel pomeriggio Berlusconi si era anche riappropriato anche del tema forse a lui più caro, il Fisco. Alla sua prima apparizione dopo l'intervento al polso per la tendinite, Berlusconi parla al ministero del Tesoro al primo incontro con le parti sociali sulle nuove tasse. Non lascia a Tremonti tutto il palcoscenico. È sempre lui a dettare la linea. Anche se il ministro dell'economia ammonisce: «Attenzione con il recupero dell'evasione fiscale non si fa la riforma del fisco».  

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