La rassicurante verità di un mostro isolato
Dopo settimane di confessioni, di arresti, di rivelazioni, perquisizioni e interrogatori, di testimonianze e ipotesi investigative la sola cosa certa che sappiamo è che Sarah è stata uccisa in quella casa. Dallo zio? dallo zio e la cugina? solo dalla cugina? C'è stata la complicità del resto della famiglia? E che ruolo ha avuto la zia della ragazza? La vicenda sembrava chiusa con l'arresto di Michele, una confessione che scaricava su di lui tutte le colpe. Indicava il movente, aveva molestato la ragazza, indicato il luogo della sepoltura. Non solo ma l'uomo, preso dalla voglia di dipengersi ancora più mostro, aveva perfino confessato di aver abusato del cadavere con dettagli dello squallido gesto. Descrizione giusta per un mostro. Del resto magistrati e inquirenti in una conferenza stampa avevano di fatto dichiarato chiuso il caso. Il mostro era uno. Un pazzo, un malato, un uomo spregevole. Una verità parziale che però, tutto sommato, aveva un aspetto rassicurante, non c'era una comunità malata, non c'era una famiglia coinvolta. Ci abbiamo tutti creduto tanto che le tv non avevano esitato a invitare in studio la cugina, la figlia del mostro, a piangere in diretta e lanciare anatemi sul padre assassino e depravato. In fondo era quello che tutti volevamo, un colpevole, per giunta reo confesso, consapevole dell'ignobile misfatto compiuto. Ma il resto era sano. Finalmente, pensavano gli inquirenti, il circo mediatico smonterà le tende. I dubbi, le critiche, le osservazioni di tv e giornali sarebbero presto sfumate. Le analisi di psicologi, criminologi, giallisti, carabinieri in pensione avrebbero lasciato il posto agli atti formali. In fondo avrebbe fatto piacere a tutti. A chi indaga perchè poteva pensare di continuare a farlo in silenzio e a tutti noi perchè non saremmo stati costretti a mettere in cantina la retorica sulla sana provincia, l'immagine bucolica della famiglia del mulino bianco. Quella barbarie era tutto opera di un pazzo depravato e nulla più. Famiglia e comunità salve. Tutti innocenti, tutti semmai vittime. Ma quel castello è traballato subito, prima che la carovana di tv e giornali muovesse verso altre mete. L'arresto di Sabrina, le nuove ammissioni del «mostro», hanno riaperto altri scenari. I carabinieri e i magistrati sono pressati da un'opinione pubblica che, a questo punto, non crede più alle versioni ufficiali. Non si accontenta di una verità. Troppe le cose dette e poi smentite. Tanta gente condannata, assolta o perfino incoraggiata prima che tutti i profili si confondessero in una miscellanea dove tutto si confonde. Dove tutte le ipotesi trovano spazio, e nessuna la prova certa per chiudere definitivamente il caso. Le stesse comunicazioni tradizionali delle forze dell'ordine hanno mostrato la corda. Adesso per loro sarà difficile dare la risposta finale.