Riparte la caccia a Berlusconi
{{IMG_SX}}È preoccupato Silvio Berlusconi. Preoccupato per il clima che si è creato, per l'aria di assedio che ormai circonda il Pdl e il centrodestra in generale. «Sembra sia stato dato l'ordine di attaccare: scatenate l'inferno!», dice un berlusconiano di ferro. Prima l'inchiesta sul Giornale con i telefoni intercettati, poi le rivelazioni di un'indagine per mafia sul presidente del Senato, e ora Report su Antigua, che ha segnato il punto di svolta. Anche se tutti sono convinti che il bello (o il brutto, a seconda dei punti di vista) deve ancora arrivare. Berlusconi è rimasto davvero impressionato dalla puntata della trasmissione di Milena Gabanelli che gli uomini del Cav giudicano piena di allusioni, illazioni, senza precise accuse e soprattutto come se fosse il lancio di qualcos'altro. Cosa? Sicuramente la Procura di Milano sta stringendo sull'inchiesta sul riciclaggio alla Banca Arner, l'istituto svizzero in cui Berlusconi e i figli Piersilvio e Marina avevano conti correnti. E la trasmissione di RaiTre ha gettato ombre su una villa del premier nel paradiso fiscale di Antigua. Nella puntata di domenica veniva adombrato che Berlusconi fosse il proprietario di un'intera baia, chiamata President Bay (la Baia del Presidente). In realtà il Cav ha di proprietà soltanto una villa in cima a una collina e tre depandance sulla spiaggia. È un affare che gli venne suggerito dal suo architetto di fiducia, Gianni Gamondi, quello che ha realizzato Villa Certosa. Silvio si lasciò convincere a comprare l'immobile ad Antigua soprattutto perché gli venne spiegato che un suo investimento avrebbe fatto accrescere il valore dell'intera zona. Ma non ha mai amato quella villa, diceva che gli sembrava «un condominio» con poca privacy, ci è stato una sola volta, nel gennaio del 2008, quando ancora non era tornato premier. Ci sarebbe voluto andare anche nello scorso luglio, in occasione di un viaggio in Brasile e Panama: tappa che saltò all'ultimo momento. Ha seguito i lavori di ristrutturazione con le foto, vedendo immagini al computer. Tutto qua. Non ha nulla a che fare con la società off shore da cui ha comprato l'immobile, società in cui invece compare una signora Gamondi. In tv invece è stato additato come un riciclatore, un semplice investimento fatto con soldi propri è stato messo sullo stesso piano del caso di Montecarlo, dove invece si indaga per truffa visto che si profila una svendita di un bene di un partito per giunta ricevuto in eredità per una finalità politica. Ma non è solo la distorsione dei fatti a incutere timore. È l'avvisaglia, come se si fosse messo in moto un ingranaggio. E in Transatlantico, seppur deserto durante un quasi freddo lunedì in cui si discute di Tav, il clima è già caldo. Rovente. Si parla di una richiesta di arresto per un big del Pdl in arrivo. Un avviso di garanzia per un importante esponente di governo. Vero? Ormai non conta più che cosa sia vero. È il clima di terrore a prevalere. E in questo clima i berlusconiani hanno ripreso a guardare i finiani con sempre maggiore sospetto. Da giorni per esempio Fini e i suoi hanno evitato qualunque commento contro Berlusconi, ad eccezione di «cavallo pazzo» Fabio Granata. Non è solo per effetto della tregua bensì per un chiaro ordine di scuderia dettato via sms da Fabrizio Alfano, portavoce del presidente della Camera: «Il presidente (Fini ndr) invita tutti a non commentare le indiscrezioni sulla giustizia». Niente di niente. Non dare adito ad accuse di flirt tra gli uomini di Fli e i pm, non dare la sensazione di preparare il terreno all'offensiva dei magistrati che sta per arrivare. Aldo Di Biagio, uno dei pochi deputati che s'aggira per il Transatlantico, non conferma: «Non so niente di sms, quali messaggi? Non siamo tranquilli, sereni. Siamo in attesa». In attesa di cosa il deputato finiano non lo dice. «Non dobbiamo fare nulla adesso - spiega un altro finiano, Claudio Barbaro, mentre consuma uno spuntino alla bouvette -. Dobbiamo solo dire no a tutti questi di Forza Italia che stanno bussando alla nostra porta. È una cosa incredibile. Arrivano e la prima cosa che dicono è: "Ma quando cacciate Berlusconi?" Ma come? Ma se stavano fino a ieri mattina dentro il partito del Cavaliere a fare i signorsì. Ma per piacere. No, diciamo no. Selezioniamo gli arrivi. Stiamo fermi. In attesa». Anche lui in attesa, in attesa di cosa non si capisce. Dello tsunami giudiziario forse. Tsunami che tutti, a destra come a sinistra, danno ormai per imminente. Si moltiplicano i pranzi, le cene. Oggi, in pratica, si vedranno le varie correnti a cominciare da Liberamente, la componente di Frattini e Gelmini. Ma anche i dialoganti di Arcipelago di Augello. E pure gli ex An di La Russa e Gasparri. In un clima in cui s'è smarrita la linea e dentro il Pdl c'è un generale passaparola: niente polemiche, il momento è delicato. Che non è una linea politica. L'unico che sembra avercela è Giulio Tremonti, a cui il Pd adesso guarda con lo stesso interesse con cui cinguettava con Fini. In settimana Bersani ha proposto la vendita delle frequenze tv liberate dal digitale terrestre per fare un po' di cassa. Ora il segretario del Pd si spinge oltre e scrive una lettera al ministro dell'Economia (l'unico in Europa che è criticato dai suoi colleghi mentre l'opposizione si sforza di non disturbarlo) per chiedere di aprire una trattativa sulla riformna del Fisco e avanzando le proposte messe a punto dal suo partito. Così facendo Bersani ha completamnete marginalizzato colui che a sinistra aveva un rapporto priviligiato con il titolare di via XX settembre, ovvero Massimo D'Alema. Che infatti non digerisce, s'allea con Fini (nel fine settimana avvieranno assieme i dialoghi asolani) e bastona Berlusconi: «Controlla diverse società off shore ed investe in paradisi fiscali. In un Paese normale il presidente del Consiglio si dimetterebbe».