Audience di sangue
Spaccato di famiglia matriarcale in terra di Puglia. Alla Procura di Taranto ben conoscono un contesto del genere e la conclusione degli inquirenti trapela distintamente: Cosima sapeva tutto. La sorella di Concetta Serrano era a conoscenza di quello che avevano fatto a Sarah il marito e la figlia. È la prima conclusione dell'interrogatorio-fiume di lunedì: per adesso la donna è accusata solo di favoreggiamento. Un reato non è punibile in quanto avvenuto in ambito familiare (come recita l'art. 384 del codice penale). Ieri sono stati ascoltati in Procura altri quattro testi: il cerchio si sta stringendo. Piccola digressione, dovuta. C'è una donna che ha perso non solo la figlia, ma anche la fiducia della sorella. «Qui non c'è luce - ha detto ieri Concetta Serrano, in merito agli ultimi sviluppi dell'inchiesta - qui ci sono tenebre e basta». La madre di Sarah ha escluso per il momento di voler lasciare Avetrana (l'altroieri il marito si era espresso in tal senso) e, ovviamente, di non aver mai sospettato che il delitto potesse essere stato organizzato in un ambito familiare così vicino a lei. E poi coperto. A poco serve in questo momento la testimonianza di Ivano, amico di Sabrina: «A me non sembra possibile che Sabrina possa essere coinvolta, ma in realtà non capisco più nulla». Agli investigatori Ivano avrebbe ripetuto quello che aveva già detto in precedenza: lui la sera in cui fu ritrovato il cadavere di Sarah era in macchina con Alessio e con Sabrina. I tre stavano cercando il luogo dove si stavano svolgendo le ricerche del corpo. Dice il ragazzo: «A un certo punto Sabrina dopo che avevamo girato alcuni fondi della famiglia Misseri ha chiamato la mamma che le ha detto, "prova a vedere in contrada Mosca"», dove poi è stato trovato il corpo della quindicenne. C'era gelosia tra Sara e Sabrina per te? «No, non credo proprio», ha risposto il giovane. Ivano ha anche spiegato quali rapporti intercorressero tra Sabrina e il padre: «I rapporti erano buoni, Michele stava sempre in campagna ed era felice del suo lavoro». Situazione palesemente contraddetta dal legale dell'assassino di Sarah: «Il povero Michele (Misseri, ndr) non contava nulla in casa sua, viveva accerchiato in un gineceo e non gestiva neppure un centesimo», ha dichiarato l'avv. Daniele Galoppa. E da fonti investigative è emersa la conferma del basso profilo vissuto in famiglia da Misseri che avrebbe dichiarato: «Io in casa non contavo nulla, dormivo sulla sdraio, mangiavo con le mani e lavavo i piatti che mia moglie e mia figlia avevano usato». Tornando a contesti di strategia giudiziaria, l'avv. Galoppa ha affermato: «Un eventuale confronto tra il reo confesso dell'omicidio di Sarah Scazzi e la figlia Sabrina sarebbe inopportuno perché il mio assistito ha bisogno di essere tranquillo». Allo stesso tempo, il legale del contadino di Avetrana ha lanciato un sasso: «Eventuali nuove dichiarazioni di Michele Misseri possono cambiare tutto nella ricostruzione della vicenda della scomparsa e dell'uccisione della nipote». In particolare, riferendosi all'intenzione che sarebbe stata manifestata al legale dallo zio omicida di voler essere riascoltato dai magistrati inquirenti per ritrattare lo stupro - confessato il 6 ottobre scorso - del corpo senza vita di Sarah. Intanto Sabrina resta in carcere con l'accusa di concorso in omicidio e di sequestro di persona. Il gip Martino Rosati ha, infatti, deciso di convalidare il fermo e, entro le prossime 24 ore, deciderà se procedere all'ordinanza di custodia cautelare. «Attendiamo serenamente il provvedimento - ha detto Russo - . Il fatto che il gip si sia riservato di decidere per noi è già un risultato importante». Finora Sabrina, che ha definito il padre un «vigliacco», ha sempre negato le accuse che le sono state mosse. Ieri ha ricevuto in carcere la visita della madre e della sorella Valentina che le hanno portato una borsa con gli indumenti. L'avvocato Walter Biscotti, uno dei due legali della famiglia Scazzi, non ci sta «alle sgradevoli incursioni giornalistiche» in casa di Concetta Serrano Spagnolo, la madre di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana, in provincia di Taranto, uccisa lo scorso 26 agosto. «Avevamo chiesto e lanciato un appello a tutti i giornalisti a non andare a suonare il campanello della famiglia e della donna ancora distrutta dal dolore. La maggior parte dei cronisti ha rispettato questo appello, poi è arrivato qualcuno che, solo per apparire più bravo degli altri, ha approfittato della cortesia di Concetta prima facendola parlare da dietro le persiane come i pentiti e poi inducendola anche a uscire, mettendole i microfoni davanti». In margine alla vicenda, si apprende che Barbara Palombelli avrebbe lasciato la sua scrivania nell'open space del Tg5, dopo una discussione col direttore Clemente J. Mimun. Come da precisazione di fonti Mediaset, la Palombelli non lavora per Tg5 bensì per Videonews, in qualità di editorialista per i programmi di approfondimento giornalistico del gruppo. Il motivo della discussione verterebbe su un servizio della giornalista su Sarah Scazzi nell'edizione delle 20 del Tg5 di domenica.