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La tv specchio dei tempi racconta la realtà

Sarah Scazzi con la cugina Sabrina

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Pubblicare o non pubblicare anche i particolari più scabrosi? Far vedere tutte le immagini o evitare le più crude? È un dilemma che da sempre fa discutere giornalisti, operatori dell'informazione, associazioni, psicologi. Da più di 30 anni faccio il giornalista e, a fasi cicliche, il tema si ripresenta. Ieri riguardava più la carta stampata, oggi chiama in causa soprattutto la tv. Un tema che si ripropone a ogni grave fatto di cronaca. Senza una risposta. Tanto per essere chiari, sono contrario a ogni forma di censura. Non sta a noi stabilire il valore educativo e formativo di una notizia. Abbiamo il compito di informare, di spiegare. Mi preoccuperei se ci fosse una qualsiasi autorità che stabilisse quello che i cittadini possono vedere o meno. Quello che possono sapere o meno. Con dei limiti che riguardano il rispetto della persona. Per esempio sono stato contento quando i giornali italiani si rifiutarono di pubblicare la foto rubata di Fellini in rianimazione. Quella era una violenza su un uomo morente. Ma se gli italiani vogliono sapere tutto sulla morte di Sarah perché tv e giornali dovrebbero tacere? E ci scandalizza che quelle trasmissioni abbiano avuto un numero elevato di spettatori? Ma perché le leggi del mercato e della concorrenza non dovrebbero valere anche in questo campo? Immaginare una tv educativa mi spaventa. Mi fa venire in mente regimi dove il potere stabilisce ciò che è educativo o meno. Non a caso quei regimi censuravano le notizie cattive. Quale autorità può fissare i limiti, stabilire quali siano le notizie da approfondire e quali no? In una democrazia ritengo sia il pubblico. Anche se non mi piace che milioni di persone stiano incollate alla tv per vedere dei ragazzotti chiusi in una casa sperando che facciano sesso, così come non mi piace che dopo un incidente si creino delle code per vedere i feriti o i morti. Così come mi ha fatto schifo sentire, sempre sul caso di Sarah, la confessione dello zio orco, che descriveva la violenza sessuale, con tutti i particolari, sul cadavere di quella povera ragazza.   Certo a volte sogno anche io la tv del passato, quella che faceva trasmissioni per chi non sapeva leggere e scrivere, o sceneggiava grandi romanzi portandoli a conoscenza di un pubblico che mai si sarebbe avvicinato a quei libri. Ma erano altri tempi. Ora la sola autorità è il mercato. Mercato che ha anche l'antidoto per chi cerca effetti speciali pescando nel torbido: sarà punito dagli ascoltatori, dai clienti. Nulla da dire con chi lamenta una società senza valori e avverte l'esigenza di un'educazione morale. Ma sarebbe un errore prendersela solo con la tv. Rischia di imitare le grida manzoniane: inutili.  

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