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Fini sospende il giudizio sulla riforma della Giustizia

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La linea è chiara: prendere tempo. Rinviare la crisi. Non accelerare un processo che tanto è già avviato. Aspettare, non fare pressioni. Attendere gli eventi. E dunque via libera al lodo Alfano costituzionale persino con la retroattività (ipotesi contro la quale Fini aveva fatto capire di essere contrario), ok al salva Lunardi, giudizio sospeso sulla riforma della giustizia. Tanto, è quello che molti finiani dicono a mezza bocca, molti altri eventi accadranno a breve, soprattutto sul fronte della giustizia. O meglio, sul fronte giudiziario. Una posizione che porta il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, dopo aver incontrato il presidente della Camera per illustragli le prime bozze delle linee guida della riforma che sta varando, ad essere quasi ottimista: «Ho esposto al presidente Fini le linee guida della riforma, mi aspettavo uno spirito costruttivo che ho riscontrato». «Sarebbe stato ingenuo - aggiunge il titolare del dicastero di via Arenula - da parte mia pensare di avere un sì o un no risolutivo, che non ho avuto, perché per adesso il mio era solo uno spirito propositivo sulle linee guida della riforma secondo quanto deciso in Consiglio dei ministri un giudizio arriverà su una bozza definitiva dopo un nuovo giro istituzionale che farò più in là. Quello che conta è aver registrato uno spirito costruttivo sulle linee guida e sulla filosofia ispiratrice della riforma». E Fini? Mette il suo giudizio in stand by: «Non si può giudicare compiutamente una bozza di linee guida, ma unicamente, quando sarà presentato, l'articolato del disegno di legge costituzionale. Ciò per la ovvia ragione che se è certamente necessaria la riforma della giustizia, è altrettanto evidente che la articolazione della medesima può contenere norme controverse se non inaccettabili». A supporto della tesi Fini porta un esempio: «La auspicata separazione delle carriere andrà disciplinata in modo tale da non comportare alcuna ingerenza del potere esecutivo su quello giudiziario; di qui la necessità della massima chiarezza nella formulazione delle norme che disciplineranno e delineeranno i poteri e le funzioni del Csm, della istituenda Alta Corte di Disciplina e dello stesso ministro Guardasigilli», sottolinea il principale inquilino di Montecitorio. E aggiunge: «In sintesi, trattandosi di una riforma che inciderà fortemente sulla Costituzione e non di un mero manifesto politico di intenti è doveroso sospendere il giudizio in attesa di conoscere il testo che il Consiglio dei ministri approverà e di verificare, con spirito costruttivo, le eventuali modifiche apportate dal Parlamento». Dunque, tutto fermo. Si tratta di un primo incontro, del tutto interlocutorio. Lo stesso Alfano sembra volersi prendere tutto il tempo necessario per trattare, mediare, cercare un'intesa su un tema così spinoso. Tanto spinoso che lo stesso Fini, in un'intervista a El Pais di qualche giorno fa, aveva candidamente ammesso che è il terreno sul quale può scivolare e cadere il governo. Il clima induce a ritenere che nei prossimi giorni non accadrà proprio nulla. Nessuna novità di rilievo. Lo stesso presidente della Camera si è premurato di avvisare tutti i suoi uomini di non commentare, non alimentare polemiche. Insomma, non accelerare il processo di crisi del governo anche perché Fini non vuole intestarsi l'eventuale caduta dell'esecutivo e soprattutto adesso i tempi non paion maturi. Comunque, sarà anche per la disponibilità in questa fase da parte dell'interlocutore, la giornata di Alfano può considerarsi positiva. È vero che non ha ancora scoperto alcuna delle carte che possono considerarsi di divisione, non ha ancora dato indicazioni sui punti più spinosi. Ed è per questo che in serata può recarsi a palazzo Grazioli dove è appena tornato Silvio Berlusconi, dopo oltre una settimana di assenza dalla Capitale per via di un'operazione a un tendine del polso. Il «metodo Alfano», tuttavia, per ora funziona. Il governo ha cambiato registro al punto che domani il premier Berlusconi andrà al tavolo con le parti sociali per discutere della riforma del Fisco. È anche un modo per non dare troppo spazio a un altro ministro, quello dell'Economia Tremonti, che sembra sempre più autonomo. Dialoga con l'opposizione e pare avere ormai un filo diretto con il leader dell'opposizione Pierluigi Bersani. Ed è l'unico ministro, seppur in un momento così difficile per l'economia, che gode di una zona franca di critica (ad eccezione di quasi tutti i suoi colleghi ministri). Di sicuro dai finiani, sempre così solerti ad attaccare ogni virgola, non è giunta alcuna parola aspra all'indirizzo di Giulio. E anche questo vorrà dir qualcosa.

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