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E Benigni ci costa 8 mila euro al minuto

Fabio Fazio intervista Roberto Benigni

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 Mauro Masi, direttore generale Rai, non può più aprire bocca. Ormai ogni suo parere (professionale) è una censura. Ogni sua dichiarazione (da dirigente della tv di Stato), un nuovo «editto bulgaro». Mentre è ancora viva la querelle su Annozero e il caso Report continua a far discutere, a viale Mazzini - della serie «Rai, di tutto di più» - va in onda la polemica su Vieni via con me, il nuovo programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano che dovrebbe partire il prossimo otto novembre, in prima serata su Raitre. Questa volta ad alzare la voce contro Masi è il conduttore di Che tempo che fa che contesta il mancato via libera ai contratti per Roberto Benigni, Paolo Rossi e Antonio Albanese, previsti come ospiti della prima puntata. «Così non si può andare in onda. A tre settimane dalla messa in onda Endemol Italia e gli ospiti non hanno ancora il contratto - ha spiegato Fazio - Non ci sono giustificazioni di natura economica: evidentemente è un momento in cui la tv non può permettersi di raccontare la realtà». Sarà. Se, però, andiamo a guardare il compenso previsto per Benigni per la partecipazione al programma - la sua performance si dovrebbe risolvere in un monologo di poco più di mezzora - ci accorgiamo che forse è altro che la tv (pubblica) non può permettersi: il cachet di ingaggio per l'attore premiato con l'oscar sarebbe di 250 mila euro. Di qui la precisazione del «censore» Masi, che smentisce «nella maniera più ferma e decisa» quanto denunciato dal conduttore: «Non c'è alcuno stop ma soltanto un doveroso approfondimento portato avanti dagli uffici competenti, come è giusto che sia, in merito a richieste economiche per la Rai molto significative». Il manager dell'attore e regista toscano, Lucio Presta, però, non ci sta: «La Rai ha fatto tutta da sola. Noi non abbiamo chiesto niente. È stata l'azienda a fare l'offerta che inizialmente era di 250 mila euro. Io mi sono limitato ad accettarla», chiarisce. «Comunque - aggiunge - se il programma si farà Benigni parteciperà a titolo gratuito». La direzione di viale Mazzini non si lascia sfuggire l'occasione e, puntuale, arriva l'ironica controreplica: «Benigni gratis? Ne saremmo lieti». In più, a quanto si apprende dall'azienda non ci sarebbe «nessun problema di nessun tipo con Endemol per la definizione del contratto relativo alla trasmissione». Per Roberto Saviano non è sufficiente: «Non si è risolto nulla, non ci sono le condizioni per andare in onda serenamente, perché non si sta lavorando serenamente», spiega in collegamento con il tg La7 condotto da Enrico Mentana. «Non si vuole che le storie che ho scritto vengano raccontate in prima serata e arrivino a molte persone», aggiunge, paventando la possibilità che il programma non vada in onda proprio per volontà degli autori. A ipotizzare la stessa cosa era stato anche Paolo Ruffini, direttore di Raitre: «Non sono sicuro - spiega - se dopo quello che è successo Fazio e Saviano abbiano ancora intenzione di fare il programma, né se in questo clima ci siano le condizioni per farlo come si deve proteggendo sia i protagonisti che gli artisti ospiti». Nella bagarre generale interviene anche Santoro - non sia mai l'affaire Vieni via con me dovesse togliergli il centro della scena - che, dal sito di Annozero in uno dei suoi «Vaf» (valutazioni a freddo), dal titolo «Contraddittorio perfetto» attacca ancora una volta Masi: «Dopo aver cercato di bloccare Annozero infliggendomi una sanzione disciplinare abnorme, il direttore Masi, preso atto del fallimento di questo tentativo, ha dichiarato di volere attendere il responso della magistratura ma, nel contempo, ha usato due trasmissioni televisive della Rai ("Porta a Porta" e "L'ultima parola", ndr) per rilanciare le sue accuse nei miei confronti. In tutte e due queste circostanze i miei argomenti difensivi sono stati ignorati», scrive. Intanto infuria la polemica politica: «Ogni giorno c'è un caso in Rai, evidentemente abbiamo un caso Rai, commenta - con il pragmatismo di sempre - il segretario del Pd Pierluigi Bersani, mentre Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, si esibisce in un classico «bisogna tenere fuori i partiti dalla Rai». Poi, immancabili, ci sono i finiani, che intervengono dalle pagine on line di Farefuturo. Inutile dire da che parte stanno: «Saviano come Fini», scrivono. Servirà a rincuorare lo scrittore?

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