Il vero effetto Fini
Parlamento fermo. Bloccato. Paralizzato. O per meglio dire, ingolfato. Non è una novità ma forse ora la situazione si sta pericolosamente aggravando. Sono 72 giorni che il governo non approva un decreto, come ha ricordato l'Ansa alcuni giorni fa. Era infatti il 5 agosto il giorno in cui il Consiglio dei ministri, prima delle vacanze estive, varò l'ultimo provvedimento provvisorio con forza di legge, adottabile in casi straordinari di necessità ed urgenza. Non era accaduto così l'anno scorso, visto che il governo Berlusconi - al rientro dalle vacanze - aveva varato il 18 settembre il decreto per rinviare le elezioni provinciali dell'Aquila: allora il digiuno da provvedimenti d'urgenza era durato quasi un mese e mezzo, 43 giorni per la precisione. E l'anno prima, il primo del quarto governo Berlusconi, ancora meno visto che l'esecutivo aveva approvato il primo decreto al ritorno dalle vacanze già il 28 agosto. Nel 2007, pur con una maggioranza così traballante, Prodi era rimasto fermo con testi necessariamente urgenti per poco più di un mese, varando il 7 settembre il primo dopo lo stop estivo. Stavolta, fino a oltre metà ottobre, il governo ha scelto di porsi un freno. E il risultato è che da settimane la gran parte delle commissioni (e le due aule) galleggiano sulla sostanziale nullafacenza. I motivi sono vari. Il principale dei quali, sebbene nessuno lo ammetterà mai esplicitamente, sta nel fatto che il governo ha paura della stessa coalizione che lo dovrebbe sorreggere. Insomma, è l'«effetto Fini», l'incertezza del quadro politico, la mina vagante Futuro e Libertà. Il risultato è che a settembre il Parlamento ha varato due leggi, a ottobre una sola; l'anno scorso erano il doppio, si era già a quota sei. Dei 231 disegni di legge varati dal governo dall'inizio della legislatura, sei attendono di essere ancora presentati al Parlamento, 18 sono all'esame della Camera, 42 del Senato, 18 sono stati approvati da un ramo del Parlamento, 15 sono stati assorbiti: 154 in totale sono quelli che sono diventati legge, dunque ne mancano all'appello un'ottantina. Tra questa ci sono quelli sulle intercettazioni, per l'istituzione del garante dell'infanzia, sulle comunità giovanili, sui rilievi fotografici dei latitanti, sulla messa alla prova dei condannati (con sospensione del procedimento penale), sulla riforma universitaria, sul divieto di plastiche al seno per le minori, quello sul biotestamento, la Carta delle Autonomie (con il taglio delle Province), sull'antiprostituzione, sull'anticorruzione, sull'anti-violenza sessuale, sull'auto-riciclaggio, sul processo breve, sulla tutela dei truffati nei viaggi turistici. E ancora: la legge quadro sulla qualità architettonica, il ddl cinema e quello sull'etichettatura dei prodotti alimentari. Ci sono poi alcune deleghe come quella sui lavori usuranti, sul riordino della legislazione delle crisi aziendali, sul servizio civile, sul riordino del codice penale militare. Quello che però non si è fermato, senza riduzioni, è l'erogazione degli emolumenti dei parlamentari.