Quando si parla di riforma della legge elettorale sembra che il motto preferito dai nostri parlamentari sia uno solo: «Chi più ne ha, più ne metta»
Ecosì, proprio nel giorno in cui la commissione Affari costituzionali del Senato ha inserito nell'ordine del giorno della riunione di martedì prossimo la trattazione dell'argomento, emerge un dato decisamente preoccupante: i commissari si troveranno sul tavolo ben ventisei testi diversi di riforma dei quali gli ultimi tre sono stati depositati appena quattro giorni fa. E se si vuole ragionare sui numeri allora il dato che emerge evidenzia come quelle 26 proposte presentate al Senato siano decisamente superiori al totale dei gruppi parlamentari che siedono a Palazzo Madama. Conseguenza? Neppure all'interno dello stesso partito, i senatori sono riusciti a concordare una stessa linea programmatica per quanto riguarda la legge elettorale. Basta quindi sfogliare i testi delle proposte per capire quanto intricata sia la situazione. Sono tre, per esempio i disegni di legge che propongono esplicitamente il ripristino del Mattarellum, il sistema elettorale con collegi uninominali in vigore prima dell'ultima riforma. Due sono a firma del costituzionalista del Pd, Stefano Ceccanti, e una, sempre del Pd, è di Antonello Cabras. Tutte proposte di legge che implicitamente, ripristinando il Mattarellum, abrogano implicitamente anche il premio di maggioranza. Ma ci sono altri sei ddl che propongono di cancellarlo. E anche in questo caso sono stati i Democratici a fare da apripista. Infatti il primo testo è stato presentato dall'ex ministro delle Riforme, Vannino Chiti, supportato da un'altra proposta del collega di partito Stefano Ceccanti e da due presentate dal leader dell'Api Francesco Rutelli. Sul tema però anche il Pdl è voluto scendere in campo con il berlusconiano Ferruccio Saro che propone un modello con il 50% di uninominale e il 50% di maggioritario. E infine una proposta arriva anche da Oskar Peterlini delle Minoranze Linguistiche che, però, riguarderebbe solamente l'elezione dei deputati. Nostalgico invece del sistema attuale è invece il vice capogruppo del Pdl Gaetano Quagliariello, che nel suo disegno di legge riprende l'attuale Porcellum chiedendo un rafforzamento del premio di maggioranza e ipotizzando anche per il Senato, così come alla Camera, il premio nazionale e una soglia di sbarramento al 5%. Se poi i senatori fossero a corto di idee allora ci si mettono anche i quotidiani a dar loro man forte. E così ecco che lo stesso Ceccanti e il pidiellino Enrico Musso hanno presentato le loro proposte per reinserire il «doppio turno unico». Una possibilità rilanciata in questi giorni dal Corriere della Sera che prevede il ritorno dei collegi uninominali e dà la possibilità all'elettore di esprimere due voti, una "prima" e una "seconda" scelta. Infine, nella "giungla" delle proposte ci si sono messi anche Grillo che ha chiesto l'ineleggibilità dei condannati e l'Udi (Unine delle donne in Italia) che prevede il 50% di donne in lista. Sembrano invece abbastanza in difficoltà coloro che, come i finiani, hanno fatto della legge elettorale un caposaldo della propria attività politica. E così, proprio nel giorno in cui Fini da Napoli torna a ribadire che «è un diritto dell'elettore scegliere il proprio parlamentare», a Milano il circolo di Futuro e Libertà organizza una petizione per cambiare la legge elettorale. Curiosità? Leggendo il volantino si capisce che i «futuristi» milanesi chiedono di sottoscrivere una petizione che prevede tre diversi tipi di riforma: «L'uninominale maggioritario con turno unico o doppio, il maggioritario a doppio turno o proporzionale e, infine, il Porcellum con l'inserimento dei collegi uninominali». Ed è proprio uno dei relatori dell'iniziativa, il deputato Giorgio Conte a tentare di dare una spiegazione: «Il partito non ha ancora preso una posizione e così, autonomamente il circolo di Milano ha messo sul tavolo diverse proposte sulle quali discutere».