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Ora Santoro vuole un plebiscito

Michele Santoro ad Annozero

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Si accendono i riflettori e lui è lì, dove ama stare, al centro della scena. E come largamente prevedibile indossa i suoi panni preferiti: un po' vittima, un po' tribuno del popolo. Michele Santoro è fatto così, e anche se parla dei dieci giorni di sospensione decisa dal direttore generale della Rai Mauro Masi come di «una punizione umiliante, una cosa che non si è mai vista in questa azienda, nemmeno a quelli che hanno rubato», è fin troppo evidente che quella che gli viene offerta è un'occasione unica. E lui la sfrutta come meglio può a suo vantaggio. La giornata si è aperta con un'intervista di Masi al Messaggero, poi smentita, in cui il dg assicura: «Se mi attacca lo licenzio». Santoro parte da qui. Ovviamente non attacca nessuno, non usa toni eccessivi anzi, in alcuni momenti riconosce addirittura gli errori che, «in buona fede», può aver compiuto. E sfida il «nemico». «Ho letto che Masi avrebbe detto "se Santoro questa sera mi attacca lo licenzio" - racconta -. Io non potevo credere ad una simile minaccia ad un giornalista. Ed infatti è arrivata la smentita. In ogni caso non avevo paura visto che sono stato già minacciato. E dalla mafia».   Quindi passa al suo «bersaglio» preferito. Berlusconi: «Noi, caro presidente del Consiglio non siamo l'opposizione della tv. Siamo il primo programma di informazione della tv italiana e insomma, io l'ho sempre rispettata. Questo è il motivo per cui lei, come si dice, "non ce vo' stà". Noi non siamo perdenti, siamo forti e questo è il problema». Ma il tema vero è, ovviamente, la sospensione. Il conduttore spiega che avrebbe preferito ricorrere al giudice, ma visto che non ci sono i tempi tecnici per farlo, ha deciso di ricorrere al «cosiddetto arbitrato interno». Una scelta che gli consentirà di andare comunque in onda. Potrebbe sembrare una resa al nemico e Santoro non può accettarlo. Per questo alza l'asticella della sfida. E si rivolge direttamente al pubblico, al suo «popolo»: «Voglio per una volta che voi raccogliate in ogni caseggiato dove c'è qualcuno che ascolta Annozero una dichiarazione che dice al presidente della Rai "Sono un abbonato e non voglio essere punito al posto di Santoro, sospendendo Annozero"». Ecco servito su un piatto d'argento il prossimo argomento di dibattito nell'eterna lotta tra il partito di Santoro e i suoi avversari.

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