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Colpita al volto da un ragazzo Lite per la fila alla biglietteria

Un fotogramma della lite

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L'ha ridotta in coma per una lite in biglietteria, sferrandole un pugno in pieno volto, in una stazione della metro di Roma, all'Anagnina. È accaduto il primo pomeriggio di venerdì, davanti all'indifferenza di molti: chi passava e chi era seduto in panchina. Lei è un'infermiera professionale della clinica Villa Fulvia, sull'Appia. Si chiama Maricica Hahaianu, 32 anni, da dieci in Italia, residente a Torre Angela, sposata con un fabbro suo connazionale, madre di un figlio. Lui è un ragazzo romano di 20 anni, Alessio Burtone, figlio di impiegati, per due soldi fa volantinaggio. Qualche mese fa è stato denunciato per lesioni, ora è arrestato per lesioni gravi dai carabinieri della Compagnia Casilina del capitano Domenico Albanese. Tra i due, i primi scambi di battute ci sono stati alla biglietteria per chi passa prima. Una piccola bega. Ma che ha avuto uno strascico drammatico. La telecamera della stazione ha ripreso tutto. Per qualche metro i due camminano appaiati. Il ragazzo con un giubbino sotto al braccio, l'infermiera con una borsa sulla spalla sinistra. Lei lo avvicina, lo spintona. Si fermano. Parlano fitto, i volti sono vicini. A un tratto lui sembra sputarle addosso, la donna gli allunga una mano sul volto e parte il colpo fatale. Il ragazzo carica il sinistro e le tira un pugno. La donna cade a terra come un sacco sbattendo la testa a terra, subendo un trauma cranico con vasto ematoma che i chirirughi del Policlinico Casilino rimuoveranno dopo quattro ore di sala operatoria. È uscita dal coma ma è ancora grave. «Ci sono stati danni al tessuto cerebrale», spiega il primario di Rianimazione, Giorgio D'Este. Le scene successive riprendono l'indifferenza della gente: un tizio che guarda seduto sulla panchina, un'anziana che cammina incerta superando il corpo a terra dell'infermiera, e altri che a distanza si fermano e puntano gli occhi su quel corpo che non si muove. Quando il ragazzo è quasi all'uscita della metro gli si pianta davanti un signore in blu, il sottufficiale della Capitaneria di Porto Manuel Milanese. Non ha visto la scena ma ha sentito il gran tonfo della donna. Ferma il ragazzo e gli chiede spiegazioni, lo fa avvicinare a una panchina. Intanto, vicino all'infermiera, si vede un dipendente Atac chiamare i soccorsi e subito dopo un vigile urbano del X Gruppo uscire dall'ufficio che è in stazione e dirigersi vero il ragazzo. È il vigile Antonio Sant'Angelo a riferire le sue parole: «Ma adesso posso andare? Lei mi ha provocato, mi ha colpito con le mani in faccia. Posso andare?». Invece lo fermano i carabinieri della Casilina: è stato portato in caserma, il gip Carlo De Lorenzo ha convalidato il fermo e «su mia richiesta - dice il difensore del ragazzo, l'avvocato Fabrizio Gallo - ha deciso di concedergli i domiciliari. Il mio assistito mi ha detto che lei gli avrebbe rivolto parole offensive e lo avrebbe provocato dicendogli "Te la faccio pagare, ti faccio cadere quando arriva la metro". A quel punto l'ha colpita».   Un negoziante vicino alla biglietteria riferisce l'inizio della lite: «Lui era passato davanti alla donna mentre erano in fila ma la romena poi ha cominciato a prenderlo a calci e pugni». Diverso il parere delle colleghe dell'infermiera: «Era una ragazza tranquilla, carinissima coi pazienti. Quell'uomo deve averle detto o fatto qualcosa di grave per farla reagire». In serata la protesta è un flash-mob, i manifestanti immobili sdraiati a terra all'uscita della metro coi cartelli che raffigurano chiazze di sangue per «informare i pendolari su quanto accaduto e manifestare contro la violenza in genere».

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