La Rai ferma il TeleTribuno
Dieci giorni di sospensione con la detrazione dello stipendio. E probabilmente due puntate di «Annozero» che non andranno in onda. Il direttore generale della Rai Mauro Masi ha sanzionato così il comportamento di Michele Santoro il quale, nell'esordio della trasmissione il 26 settembre, aveva «omaggiato» con un «vaffa» i vertici dell'azienda. «Il provvedimento disciplinare non può essere in alcun modo considerato riconducibile a iniziative editoriali tendenti a limitare la libertà di espressione o il diritto di critica – ha spiegato in una nota Masi – Santoro si è reso responsabile di due violazioni disciplinari ben precise: l'uso del mezzo televisivo a fini personali; un attacco diretto e gratuitamente offensivo al Direttore Generale». E visto che i dieci giorni partiranno da lunedì prossimo e saranno consecutivi, oltre alla puntata di giovedì 21 ottobre potrebbe saltare anche quella della settimana successiva. Perché il conduttore avrebbe un solo giorno a disposizione per preparare «Annozero» del 28 ottobre. Santoro ha subito vestito i panni del martire e ha parlato di «attentato alla televisione», di censura nei suoi confronti. E ha annunciato che contro la sanzione ricorrerà ai giudici. «Il provvedimento disciplinare assunto nei miei confronti, con una procedura ad personam, è di una gravità inaudita – ha scritto in una lettera inviata al cda di viale Mazzini – e contro di esso reagirò con tutte le mie forze in ogni sede». In sua difesa, e contro la decisione di Masi, si è formato uno schieramento trasversale. Accanto agli esponenti del Pd, della sinistra e dell'Italia dei Valori – che hanno anche annunciato una manifestazione davanti agli studi della Rai il giorno in cui Annozero potrebbe non andare in onda – si sono schierati anche alcuni deputati del centrodestra. Come l'avvocato Niccolò Ghedini, deputato del Pdl: «Per quanto mi riguarda Santoro è un degno professionista. Io non sono in grado di dire se Masi ha sbagliato o no, certo che tendenzialmente preferirei una sanzione pecuniaria molto forte ma che Santoro possa andare in onda perché anche se attacca la mia parte politica, preferisco che ci sia massima libertà di espressione». Sulla stessa linea anche il ministro finiano Andrea Ronchi: «La sospensione? Io non l'avrei fatta. Piuttosto su Santoro avrei fatto un ragionamento complessivo, perché c'è un dato di fatto: i talk-show di intrattenimento sono troppo orientati a sinistra». Chi si è spinto oltre è stato invece il capogruppo di Futuro e Libertà, Italo Bocchino che con il pretesto di difendere Santoro ha attaccato il direttore del Tg1 Augusto Minzolini. «Se sono stati dati dieci giorni a Santoro, allora bisognerebbe darne trenta per il Tg più seguito a livello nazionale, che mette Fli, nei pastoni dell'opposizione e ignora il presidente della Camera Gianfranco Fini». Una posizione che per la seconda volta in due giorni è stata sconfessata dagli altri esponenti di Futuro e Libertà, Silvano Moffa e Roberto Menia. I quali hanno scritto una nota – poi smentita in serata – che è una stilettata contro il capogruppo di Fli alla Camera: «Non abbiamo la pretesa di comprendere l'universo Rai, il partito azienda, le lottizzazioni, le produzioni, i palinsesti. Non siamo superbamente fichi da discettare di comunicazione e libertà di stampa, coniugandole caparbiamente con percentuali di presenza e produzioni da promuovere. Ma la Rai è un'azienda, dovrebbe esserlo qualunque sia il suo azionista, o quantomeno una entità che dovrebbe essere organizzata gerarchicamente. Per questo certe difese di questo dipendente che avrebbe offeso il proprio direttore generale ci appaiono ancora una volta forzate ed anche ridicole». Dura anche la replica del direttore del Tg1 Minzolini: «L'onorevole Bocchino, prima di parlare, dovrebbe meditare su alcuni dati. I primi sono i dati di ascolto forniti dall'Osservatorio di Pavia, il presidente della Camera, nel mese di settembre 2010 è secondo nelle presenze nell'edizione "prime time" del Tg1, cioè nell'edizione principale delle 20, con un valore totale di 19 e con 4 di tempo di parola dopo il presidente del Consiglio Berlusconi». «Per quanto riguarda Futuro e Libertà – prosegue Minzolini – sempre secondo i dati forniti dall'Osservatorio di Pavia, nel mese di settembre 2010, tale formazione politica nel "prime time" del Tg1 si attesta al 5,5 come tempo complessivo e al 5,8 come tempo di parola. In altre parole la formazione capeggiata da Gianfranco fini è preceduta solo, nell'ordine, dal Pd, dal Pdl e dall'Udc, mentre ha avuto più spazio dell'Italia Dei Valori e della Lega Nord (quasi il doppio)».