Il prezzo della casa ex An è giusto soltanto al catasto
Quando nel 1999 la casetta di Montecarlo passò in eredità ad Alleanza Nazionale dalla contessa Colleoni, le autorità monegasche ritennero congrua la valutazione fiscale del bene. Valutazione corrispondente agli attuali 230-240 mila euro. È quanto emerge nel supplemento di rogatoria trasmesso dal Principato alla Procura di Roma. Il dato sarà analizzato dal procuratore Giovanni Ferrara e dall'aggiunto Pierfilippo Laviani, titolari degli accertamenti avviati, contro ignoti, per truffa aggravata. L'inchiesta è partita dopo una querela da parte di Marco Di Andrea e Roberto Buonasorte, militanti della Destra di Francesco Storace: i magistrati devono ora stabilire se sia stata congrua anche la vendita dell'immobile nel 2008 alla società off-shore Printemps per 300 mila euro. Entro la fine del mese i pm potrebbero già mettere un punto sulla questione: qualora non emergessero fattispecie penalmente rilevanti si prospetterebbe una richiesta di archiviazione. Viceversa scatterebbero i primi inviti a comparire. I finiani hanno subito esultato. Presto, troppo presto. «Il tempo è galantuomo», ha gongolato nel pomeriggio Benedetto Della Vedova, vicepresidente dei deputati di Fli, conversando con i cronisti a Montecitorio. Lo stesso Fini, incontrando alcuni europarlamentari, ha letto ad alta voce le agenzie di stampa: «Questo era quello che aspettavamo. Adesso continuiamo a restare serenamente in attesa che la magistratura italiana prosegua il suo lavoro». Evidentemente né il presidente della Camera né i suoi colonnelli, nella fretta di brindare al pericolo scampato, hanno letto bene le notizie arrivate da Piazzale Clodio. Perché «l'ok il prezzo è giusto» dei monegaschi – come giustamente ha fatto notare anche il senatore del Pdl, Achille Totaro – si riferisce solo all'atto di successione dalla defunta contessa a An. Ciò non significa che tale valore fosse congruo nel 2008 al momento della vendita fatta da Fini alla società off-shore indicata dal cognato Giancarlo Tulliani. Contrattacca anche il leader de La Destra, Storace, che parla di «indagini difensive di parte, come previsto dal Codice». Del resto, come ha già sottolineato Il Tempo riportando il parere di esperti nel settore immobiliare, per l'iter successorio il valore «catastale» fa Stato, sia per l'Italia che per Montecarlo: a bilancio verrà iscritto il dichiarato mentre il cosiddetto fair value non è ancora totalmente affermato. Certo, in sede di liquidazione o fusione dell'associazione va accertato il valore venale del bene in quel momento (con tutte le inerenti conseguenze fiscali delle eventuali plusvalenze). Diverso è l'approccio in sede di dismissione del bene: qui entra in campo la perizia e la prudenza richiesta agli amministratori (di un'entità complessa come un partito con una moltitudine di associati e rilevanza politica). Non solo. Va ricordato che i magistrati puntano esclusivamente ad accertare se l'immobile di boulevard Princesse Charlotte sia stato venduto al giusto prezzo e non chi sia il vero proprietario della casa. Le carte arrivate ieri da Monaco non chiudono tutti i «coperchi» che si sono aperti dalla fine di luglio quando è scoppiato il gran casino di Montecarlo. Soprattutto non chiarisce se Fini ha mentito o meno quando ha dichiarato di non sapere che Tulliani viveva in affitto nello stesso appartamento ceduto dalla contessa al partito. Né chiarisce chi sia il vero proprietario della casetta che si nasconde dietro le fiduciarie di St Lucia. Così come restano aperti tutti gli interrogativi sul ruolo avuto nella vicenda dalla Atlantis di Francesco Corallo e sui collegamenti con James Walfenzao, amministratore di Corpag group, cui fanno riferimento Printemps e Timara. Molto altro resta dunque da scrivere su una vicenda che imbarazza la destra ma di cui anche la sinistra non vuol sentir più parlare. Tacciandola come il solito esempio di dossieraggio della stampa berlusconiana che distrae l'attenzione degli elettori dai problemi veri del Paese. Sarà, resta il fatto che i lettori vogliono sapere come andrà a finire. E soprattutto vogliono sapere se il presidente Fini ha detto la verità. E se non l'ha fatto, vogliono che se ne vada a casa. La sua.