A caccia di sei miliardi Asse con Bersani
Allarme al Tesoro. La crisi non è finita, sebbene gli indicatori siano positivi. Ma al ministero dell'Economia le previsioni per questo scorcio di anno non sono delle migliori. Stando ai report predisposti dagli uffici mancano all'appello circa sei miliardi di euro da trovare nei prossimi tre mesi. Durante i quali ci sono scadenze non rinviabili: la più importante sicuramente è il rifinanziamento delle missioni militari all'estero. Da sole valgono circa un miliardo. E poi ci sono da trovare i finanziamenti per la riforma dell'Università, appena impantanata proprio per un problema di copertura finanziaria. Si sta lavorando a forme di finanziamento straordinario. Ma Tremonti non è rimasto chiuso nelle stanze di via XX settembre, bensì ha mandato messaggi chiari, inequivocabili soprattutto all'opposizione. Ha spiegato a chiare lettere che la situazione è critica è c'è ben poco da esser leggeri. E il centrosinistra ha risposto. Ieri sul Corriere della Sera, giornale del quale lo stesso ministro dell'Economia era editorialista, ha pubblicato una lettera di Pierluigi Bersani. Il segretario del Pd propone «un forte aumento delle risorse per la scuola e l'università mettendo in vendita le frequenze liberate dalla transizione al digitale, come fece già il governo dell'Ulivo nel 2001 con le licenze Umts. I Paesi che hanno messo a gara le frequenze hanno incassato un bel po' di miliardi». Quanti? La proposta era già stata anticipata riservatamente allo staff del ministero che dunque aveva già avviato una serie di verifiche. E la cifra che gira è circa 4 miliardi di euro. Si tratta comunque di una stima fortemente ottimistica visto che l'asta per la telefonia mobile di nove anni fa portò nelle casse dello Stato 24mila miliardi di vecchie lire (circa dodici miliardi di euro) ma allora si era in piena new economy, un periodo di forte espansione economica tanto che il Pil cresceva di tre punti percentuali all'anno. Oggi lo scenario è diverso e gli investimenti in tecnologia, anche quella televisiva, si sono drasticamente ridotti. Tuttavia, la stima è che quei quattro miliardi potrebbero essere utilizzati in parte per finanziare le missioni e in parte per andare in soccorso dell'Università. Se ciò avvenisse comunque nel governo si registrerebbe un drastico cambio di direzione. Se infatti il governo facesse propria una proposta che viene dall'opposizione, sarebbe la prima volta che l'esecutivo Berlusconi creerebbe una sorta di asse, se non addirittura coinvolgerebbe il principale partito del centrosinistra in un'azione di governo. Comunque sia pare di registrare - almeno per il momento - un clima nuovo in Parlamento. Al punto che lo stesso titolare del dicastero dell'Economia registra e apprezza: «C'è stata una discussione estremamente responsabile, e una unanime condivisione delle opportunità e dalle difficoltà che derivano dalla finanza pubblica di un grande paese in una fase critica». E il clima diverso è anche nelle parole del centrosinistra, per una volta insolitamente soft nei confronti del ministro del Tesoro. Toni soft non vogliono dire clima più sereno. Al contrario. È la gravità della situazione che sta riavvicinando maggioranza e opposizione. Perché se una soluzione sembra a portata di mano per trovare quattro miliardi, ne mancano ancora due da rimediare entro la fine dell'anno. Il governo varerà il mese prossimo un nuovo decreto milleproroghe e nel nuovo testo ci sarà una nuova pesante stretta sull'evasione fiscale. Altre misure allo studio come una nuova forte sforbiciata alle auto blu, di forte impatto popolare ma di scarsa resa dal punto di vista dei risparmi.