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Orfani di Arkan anti-europei

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Iprotagonisti delle violenze dell'altra sera a Genova sono gli eredi delle famigerate milizie di Zelico Raznatovic, il comandante Arkan, un criminale serbo che si guadagnò l'impunità grazie alle sue imprese nelle guerre etniche nell'ex Jugoslavia. Arkan e le sue Tigri si distinsero nell'assedio di Vukovar in Croazia e gli Stati Uniti lo indicarono come il responsabile di operazioni di pulizia etnica e finì accusato al Tribunale de L'Aja per crimini di guerra. Le Tigri erano soliti, dopo le loro scorribande tra i bosniaci, a mostrare ceti pieni di teste e occhi di bambini. Come dire, martedì sera è andate bene. Dopo la guerra Arkan riciclò le sue milizie nel tifo calcistico e con il contrabbando. Eletto al Parlamento di Belgrado si ritrovò improssivamente miliardario. I suoi uomini tornarono a indossare la mimetica alla vigilia della guerra del Kosovo dove anche lì furono protagonisti di massacri. Nel frattempo i suoi fedelissimi sceglievano gli spalti dello Stella Rossa e del Partizan per scaricare la loro barbarie. Arkan finì ucciso nel 2000 in una sparatoria all'Hotel Intercontinental di Belgrado. Una fine violenta e misteriosa. Per molti la sua morte fu voluta da Milosevic: Arkan era un testimone scomodo di tanti crimini. Nonostante questa fama il «Comandante Arkan» e le sue Tigri erano riusciti a trovare fan anche in Italia. Negli stadi. La sua morte fu celebrata con uno striscione in suo onore dagli ultras della Lazio. Ma la morte del «comandante» non ha disperso le milizie. Tutt'altro. In questi anni hanno rinforzato i ranghi con nuove leve. Per entrare nel gruppo si deve essere arrabbiati e violenti. Sciovinisti serbi a tal punto da scavalcare Vuk Draskovic, l'ideologo della Grande Serbia già prima dello smembramento della nazione fondata da Tito, fatto segno di un tentativo di omicidio colpevole di troppa moderazione. Oggi le «milizie» sono diventate «ultras» del tifo sempre pronti a menar le mani. La magistratura di Belgrado, nel 2009, ha messo fuorilegge 14 gruppi di tifosi, ma questo non ha impedito il ripetersi delle violenze. Domenica scorsa Belgrado è stata messa ferro e fuoco da gruppi ultranazionalisti: 122 feriti e oltre 100 fermati. Gli ultras questa volta hanno scatenato la guerriglia contro un corteo per il gay pride. Nella classifica dell'odio degli orfani di Arkan ci sono gli albanesi, gli americani e l'Europa ritenuti responsabili della disgregazione della Grande Serbia. Non solo. Erano stati aerei americani e europei a bombardare Belgrado per aiutare gli albanesi del Kosovo. Gli ultras serbi odiano i gay e gli avversari politici e calcistici. Delle Tigri hanno manenuto simboli e saluto: le tre dita alzate: Dio, Patria e Zar. La loro violenza segue anche un disegno politico che è quello di allontanare Belgrado dall'Europa. E le milizie di Arkan hanno ritrovato un nuovo stimolo per combattere. Hanno indossato le loro casacche e sono scesi al Marassi come barbari inferociti. In Eurovisione così che fosse chiaro cosa volessero. Mau.Pic.

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