Montezemolo trova casa
Via Gianfranco Fini, dentro Luca Cordero di Montezemolo. Italo Bocchino, capogruppo di Futuro e Libertà, cambia le figurine di riferimento del nuovo partito che dovrebbe incarnare i valori del centrodestra. E rivela quello che veramente hanno intenzione di fare i finiani qualora si dovesse andare a una crisi di governo: no all’ipotesi di elezioni anticipate, sì a un governo tecnico. Con un nuovo partito formato da Fli, Casini e l'Mpa e guidato proprio dall'ex presidente di Confindustria. Un'ipotesi che ha mandato di traverso la giornata agli altri esponenti di Futuro e Libertà, specialmente la parte moderata del partito, che di quelle esternazioni non sapeva nulla. E che ha scavato un fossato ancora più profondo tra le colombe, che stanno cercando di ricucire il rapporto con Berlusconi, e i falchi del gruppo. Bocchino, ospite ieri della trasmissione di Radio2 «Un Giorno da Pecora», ha praticamente dato il benservito al Presidente della Camera. «Dall'alleanza tra Fini, Casini e Lombardo nascerà il vero centrodestra italiano, che potrebbe avere Montezemolo come leader – ha spiegato all'intervistatore – Non saremo il terzo Polo, il nostro sarà il vero centrodestra, uguale a quello che c'è in Germania, Francia, Inghilterra e costituito da vari soggetti: Fini, Casini, Lombardo. Ci sono molte differenze con quel partito populista di Berlusconi e Bossi, che ama usare toni forti per compattare i suoi e alimentare le divisioni del Paese». E la strategia per arrivare a formare questo nuovo raggruppamento è chiara: logorare il Cavaliere per costringerlo a salire da Napolitano a chiedere nuove elezioni e puntare poi a un governo tecnico nel quale potrebbe debuttare proprio la nuova formazione guidata da Luca Cordero di Montezemolo. «Se Berlusconi si dimettesse e ci fossero le consultazioni – ha confessato Bocchino – al Capo dello Stato noi diremo che non ci sono ragioni per andare al voto, perché c'è un'emergenza economica nel Paese e bisogna garantire la stabilità». Al Quirinale, quindi, i finiani chiederebbero di dare un «incarico ad un soggetto che sia in condizione di verificare se in Parlamento ci sia una maggioranza quanto meno per verificare la legge elettorale, che dimostra di non funzionare». In tutto questo ragionamento Fini non compare. Rottamato per far posto a Montezemolo. L'unico appoggio al Presidente della Camera è arrivato sulla vicenda della casa di Montecarlo: «Escludo nella maniera più assoluta che la casa di Montecarlo sia di Tulliani – ha affermato Bocchino – Lui ha indicato ad una persona di comprare quella casa e poi ne è diventato affittuario, è una cosa che ormai è risaputa». Ma il sasso lanciato da Bocchino sulla leadership del centrodestra ha fatto parecchio rumore. Specialmente all'interno di Futuro e Libertà. Imbarazzo, rabbia, perplessità. Fino a quando – dopo la tirata di orecchie ieri al Secolo d'Italia che si era spinto troppo a sinistra – sono stati di nuovo gli esponenti dell'associazione AreaNazionale, le «colombe» Silvano Moffa, Roberto Menia e Pasquale Viespoli, a prendere le distanze dal proprio capogruppo: «Montezemolo candidato premier di un nuovo centrodestra? E perché non Fernando Alonso?» hanno replicato ironizzando. «Lui - hanno spiegato i tre parlamentari di Fli - almeno di vittorie se ne intende, ci darebbe respiro internazionale ed in prospettiva europea potremmo mettere assieme la tradizione e la tecnologia italiane con la cultura autonomista spagnola». «Cambiano i tempi – è la conclusione – ma sul filo dell'ironia verrebbe da dire "meglio un giorno da leone che cent'anni da radio pecora"». Infastidita anche la reazione della senatrice di Fli Ida Germontani: «Se il governo dovesse cadere sarà il capo dello Stato a decidere il da farsi. Questo, in sintesi ha dichiarato ieri il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al quotidiano spagnolo El Pais, e questo, evidentemente, è l'unico dato sicuro nell'attuale transizione politica». «La maggioranza attuale di governo – ha proseguito – poggia ormai su tre gambe una delle quali è Futuro e libertà per l'Italia, che in base al più elementare criterio dell'alternanza ha tutto il diritto di rivendicare la guida della coalizione. Ecco perché noi il leader già l'abbiamo e si chiama Gianfranco Fini. Altri nomi, compreso quello di Montezemolo, per noi non sono mai stati all'ordine del giorno». Italo Bocchino, di fronte alle obiezioni dei suoi colleghi di partito, non ha fatto una piega. E nella replica è sembrato cadere dalle nuvole: «Sorprendono le reazioni che vengono da varie parti sulle mie parole dette durante una trasmissione satirica. Alla domanda sulla possibilità che Montezemolo si candidi a premier una volta sceso in campo ho semplicemente risposto che questa potrebbe essere un'opzione politica. Nulla di più rispetto a quanto gli italiani già sanno». Ma a non sapere stavolta erano proprio gli esponenti di Futuro e Libertà. Con i quali forse si è aperta una frattura insanabile.