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Silvio mette mano al Pdl

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Il premier Silvio Berlusconi

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E ora una settimana di riposo a casa. Anche se nessuno crede che Silvio Berlusconi resterà lontano dal lavoro per sette giorni. Per il momento l'operazione alla mano sinistra è andata «benissimo», assicurano i medici. Il premier era affetto da quella che tecnicamente si chiama «sindrome del tunnel carpale». In pratica una infiammazione dei tendini che gli procurava un dolore al pollice e al mignolo della mano sinistra. Una situazione che era degenerata visto che il capo del governo aveva sempre rinviato qualunque tipo di intervento per i troppi impegni. Per esempio ieri mattina Berlusconi era al ricevimento delle salme dei quattro alpini morti in Afghanistan. All'aeroporto di Ciampino ha anche incrociato Gianfranco Fini e con lui ha avuto anche una stretta di mano. Poi il volo per Milano, dove è arrivato pochi minuti dopo le undici, dritto in sala operatoria per l'operazione in anestesia locale che in tutto è durata un quarto d'ora.  «Eravamo veramente al limite - ha detto Alberto Zangrillo, il medico personale del premier che è direttore dell'unità Anestesia e Rianimazione Cardio-toracico-Vascolare al San Raffaele -. Era convinto da tempo della necessità dell'intervento, ma non c'erano le condizioni ambientali per essere più solleciti. Quando però realizza che è fondamentale, si lascia guidare, dà soddisfazione ai suoi medici». Adesso «penso che dovrà riposare fino a domenica - ha aggiunto - un po' per la riabilitazione, un po' perché non ha fatto un giorno di vacanza». E farà vacanza? L'uscita dall'ospedale con la figlia Eleonora farebbe immaginare qualche giorno in famiglia. Quel che è certo è che per ora sono stati annullati gli impegni pubblici almeno fino a giovedì. Giorni che gli saranno fondamentali soprattutto per occuparsi del partito. Le parole di domenica hanno fatto scattare l'allarme a più di un big del Pdl: «Se negli ultimi due mesi la nostra parte politica ha dato, a volte, un'immagine che non ha entusiasmato, lo si deve ad alcuni errori del partito e non del governo», ha detto dalla Russia intervenendo telefonicamente a una manifestazione organizzata dal ministro Rotondi. Le sue parole, comunque, gettano il Pdl nel panico. Al punto che persino Ignazio La Russa, mentre conversa in Transatlantico, si lascia scappare: «In questi giorni mi occupo dell'Afghanistan, ho cose più importanti di cui occuparmi. Alcuni mi accusano di essere troppo presente nel partito. Vediamo se senza di me il partito va meglio...». Eppure, proprio i tre coordinatori (La Russa è uno, gli altri due sono Sandro Bondi e Denis Verdini) sembrano essere almeno per il momento fuori discussione. Berlusconi ha lanciato un segnale dopo varie pressioni che gli arrivavano soprattutto dagli ex An. Andrea Augello, un finiano rimasto invece con Silvio, ha già spiegato che ci sono vari senatori che potrebbero andare via e migrare verso Futuro e Libertà. Ma non è l'unico caso dato che sul territorio ci sono molte situazioni critiche. In particolare nel Lazio, dove Latina e Frosinone sono in ebollizione e lamentano una scarsa sensibilità di Roma alle loro necessità. Inoltre Gianfranco Fini ha avviato un personale Giro d'Italia, non in bici ma a piedi, per stringere mani. Nel prossimo week end sarà in Calabria e a Napoli, quello successivo a Bari. Ed è già stato in Sicilia e Valle d'Aosta. Un lavoro propedeutico al lancio della prima convention di Generazione Italia, ai primi di novembre. Insomma, una sorta di campagna d'autunno che potrebbe rivelarsi letale per il principale partito italiano, visto che sinora la formazione finiana ha fatto centro soprattutto nei Palazzi ma ha raccolto poco negli enti locali: sta per cominciare il secondo tempo di Fli. Di fronte a tutto ciò il Pdl appare fermo. Immobile. bloccato nelle sabbie mobili. Proprio per questo Gianni Alemanno ha fatto pressioni perché si dia seguito a quanto promesso alla convention della sua corrente nel luglio scorso a Orvieto: far partire i congressi locali. Appello che il sindaco di Roma aveva ribadito al premier appena la settimana scorsa. E Berlusconi si era detto pronto a convocare un ufficio di presidenza ad hoc per studiare forme di organizzazione sul territorio. Alemanno non si muove da solo. Anzi. Lancia segnali a Liberamente, la componente dei berluscones guidata da Franco Frattini e Mariastella Gelmini ai quali si sono poi aggregati anche Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna. Si muove anche Claudio Scajola, che si sta adoperando per un silenzioso ritorno e si augura una maggiore strutturazione del Pdl, operazione che già compì per Forza Italia (il colpo migliore che gli è riuscito in politica). Quando lavorò in quella direzione, il capo dell'organizzazione di An era Altero Matteoli con il quale ha mantenuto un certo feeling e sicuramente la stessa idea di partito. Maurizio Gasparri e La Russa sono invece quelli che hanno soprattutto i numeri, nella loro convention di Arezzo all'inizio dell'anno ebbero modo di dimostrarlo. Se questo è lo scenario - tutti in movimento - anche Silvio non può restare fermo. Più probabile che si proceda alle nomine dei coordinatori provinciali, un passaggio che preluderebbe a una maggiore ramificazione del partito. Di pari passo viaggia anche il progetto dei «Team della libertà», che puntano a strutturare la presenza di un rappresentante per ognuna delle sezioni elettorali. Per coordinare tutto ciò è probabile che lavori un solo uomo al comando sotto Berlusconi. O forse una donna, magari affiancata da quattro vice. Si vedrà, siamo ancora nel campo del tutto è possibile.

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