"Troppi errori nel Pdl" Berlusconi striglia i suoi
Il premier Berlusconi striglia il Pdl e apre, di fatto, la «rivoluzione» che farà ripartire il movimento. La critica del presidente del Consiglio è netta: «Con un'analisi che condivido, l'amico Gianfranco Rotondi ha detto che se negli ultimi due mesi la nostra parte politica ha dato, a volte, un'immagine che non ha entusiasmato, lo si deve ad alcuni errori del partito e non del governo» ha spiegato Berlusconi nel messaggio inviato al convegno «La Dc nel Pdl», organizzato a Saint Vincent dal ministro per l'Attuazione del programma. «Il governo ha fatto bene, ha raccolto il consenso costante degli italiani in tutte le tornate elettorali, e per questo deve andare avanti fino al termine della legislatura, per completare il programma scelto dagli italiani». Ma nel partito i problemi restano, anche se in serata è arrivata la rettifica del portavoce del presidente del Consiglio, Paolo Bonaiuti: «Berlusconi si riferiva a Futuro e Libertà e alla fuoriuscita di alcuni esponenti dal Pdl». Il premier ha anche ricordato i valori della tradizione della Dc. «Voi siete gli eredi di una gloriosa tradizione politica, quella della Democrazia Cristiana. Un partito che ha fatto la storia dell'Italia, una storia di libertà, di democrazia, di sviluppo». Una libertà, dice Berlusconi in un altro passaggio, «costruita sui vostri valori, i valori di noi tutti, che derivano dalla tradizione giudaicocristiana». Poi è tornato sull'attualità: dopo aver detto di voler «bruciare le tappe» su temi come il Federalismo, la Giustizia, il Fisco, il premier ha annunciato «una profonda rivoluzione liberale». A guidarci, ha precisato, «sarà sempre un principio per noi irrinunciabile: l'uomo viene prima della società e la società viene prima dello Stato». Ha confermato poi quanto annunciato in Parlamento: l'intenzione cioè di lavorare nei prossimi mesi ad un «piano per la vita», ovvero «un insieme di misure per favorire la natalità e le famiglie italiane». Insomma, «la Dc è stata il baluardo di un'Italia libera dal comunismo», ha detto Berlusconi, aggiungendo: «Il Popolo della Libertà è e sarà sempre il baluardo di un'Italia senza consociativismo e partitocrazia. So di poter contare su tutti voi per costruire un Popolo della Libertà sempre più forte e radicato sul territorio. Insieme, noi cambieremo l'Italia e lo faremo nel solco di una grande tradizione, una grande storia di cui voi siete i degni eredi e rappresentanti». Ovviamente il piano per ridare slancio al Pdl c'è, è stato messo a punto nelle ultime settimane. Prevede l'elezione diretta dei coordinatori provinciali e l'indicazione di quelli regionali (che per statuto sono nominati dal presidente) attraverso un voto ponderato da parte degli eletti in cui, in sostanza, le preferenze dei parlamentari peseranno di più rispetto a quelle dei consiglieri regionali, provinciali o comunali. È questa l'idea che Berlusconi e i vertici del partito hanno in mente per far ripartire il Pdl e, soprattutto, radicarlo sul territorio. Il piano sarà discusso nell'ufficio di presidenza del Pdl. La riunione avrebbe dovuto tenersi nei prossimi giorni, ma è stata rinviata a causa dell'intervento cui il premier dovrebbe sottoporsi per risolvere il problema alla mano sinistra. Ma l'intenzione di dare un profilo orizzontale al partito, con sezioni in ogni circoscrizione elettorale, sembra ormai chiara. Anche perché la proposta è condivisa dai vertici del Pdl, cioè dai tre coordinatori. C'è chi sostiene anche che questo passo potrebbe essere il preludio per altre modifiche. Innanzitutto un cambio dei tre coordinatori nazionali (Denis Verdini, Ignazio La Russa e Sandro Bondi) per metterne uno soltanto (il ministro Gelmini in pole). In questo caso, però, la strada sarebbe più lunga perché sarebbe necessario modificare lo statuto del partito. Ad ogni modo, in attesa di prendere una decisione sui piani alti del partito, il Cavaliere avrebbe già deciso di introdurre l'innovazione dell'elezione dei coordinatori provinciali e, di fatto, anche di quelli regionali. Non si tratterà di primarie «aperte», visto che gli aventi diritto saranno soltanto gli eletti. Al momento infatti i semplici tesserati sarebbero esclusi. Anzi, i parlamentari avranno un peso maggiore nella decisione se dovesse passare l'idea - al momento più probabile - di un «voto ponderato». Per quanto riguarda i coordinatori regionali (e i loro vice) si tratterebbe però solo di una indicazione visto che per statuto sono «nominati direttamente dal presidente del partito, d'intesa con l'Ufficio di presidenza».