Le elucubrazioni di Rinaldo
Armatevi di un dizionario. Andate alla lettera "e". Cercate la parola "elucubrazione". Scoprirete, se già non lo sapete, che l’elucubrazione è il "prodotto di un lavoro intellettuale lungo e minuzioso". Tanto minuzioso che, a volte, può risultare contorto. Non solo, ma il termine ha anche una sua dimensione ironica. Un modo per prendere in giro chi si abbandona a ragionamenti iperbolici, lontani dalla realtà e, proprio per questo, oggetto dello scherno della maggioranza. Ebbene Rinaldo Arpisella è un "elucubratore". Il portavoce di Emma Marcegaglia, personaggio attorno a cui ruota molto della vicenda del presunto dossier contro la presidente di Confindustria che ha spinto i magistrati di Napoli ad iscrivere nel registro degli indagati il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e il suo vice Nicola Porro (è stato lui a ricevere il messaggino di "minacce"), è uno che ama lanciarsi in ragionamenti contorti. E se poi gli scappa la mano, e magari racconta a Porro che dietro Gianfranco Fini c'è la stessa mano che ha «armato» Patrizia D'Addario, perdonatelo. Sta elucubrando. Questa almeno è la sua giustificazione. Affidata, dopo l'articolo del Tempo di ieri, ad una nota ufficiale. «In azienda, e men che meno in Confindustria - spiega "l'elucubratore" - non mi sono mai occupato di questioni produttive, amministrative, gestionali o commerciali, ma solo ed esclusivamente di rapporti con la stampa, in ragione della mia qualità di giornalista. Quanto a ventilate "sovrastrutture", Spectre, complotti, poteri ombra, P3 e via dicendo, riferibili alle vicende D'Addario o Fini e sollevate da alcuni quotidiani in relazione alla telefonata intercorsa fra me e Nicola Porro, confermo che nella circostanza stavo solo esprimendo un'elucubrazione del tutto personale, priva di qualsiasi riferimento o conoscenza di fatti reali o anche semplici indiscrezioni in mio possesso. Elucubrazione del tutto personale, ripeto, con cui né Confindustria né i suoi vertici istituzionali nulla hanno ovviamente a che fare». Insomma, per capirsi, i 12 minuti e 51 secondi in cui Arpisella spiega al vicedirettore del Giornale l'esistenza di «sovrastrutture che ci pisciano in testa. Non ci considerano neanche», sono una boiata pazzesca. Il portavoce del presidente di Confindustria ipotizza complotti, ma lo fa da cittadino comune. Un po' come quelli che il lunedì mattina al bar, commentando la partita, descrivono oscure trame per penalizzare questa o quella squadra. Arpisella è un italiano come tanti che parla al telefono con una persona, Porro, che conosce da 20 anni e si sente così libero da potergli confidare i suoi più reconditi pensieri. Non per intimidirlo sia chiaro. Non per fargli capire che per quanto casino possano fare Il Giornale, Feltri, Fini, Casini, Berlusconi, le cose in Italia le decidono altri, le decidono le «sovrastrutture». Ma solo per elucubrare. Ma la nota di Arpisella esamina anche un altro passaggio oscuro della vicenda. Il Tempo si è chiesto come mai, pur non indagato, l'uomo della comunicazione del presidente di Confindustria avesse il cellulare intercettato. Arpisella precisa: «In relazione a quanto pubblicato da alcuni quotidiani, mi corre l'obbligo di precisare di non essere indagato in nessuna delle inchieste in corso. Né come responsabile della comunicazione del Gruppo Marcegaglia né come portavoce della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Dai pubblici ministeri della Procura di Napoli titolari delle inchieste sono stato ascoltato solo come persona informata dei fatti». «La mia utenza telefonica - prosegue - era intercettata come utenza di persona non sottoposta a indagini e il provvedimento era stato disposto nell'ambito del procedimento principale, come si può evincere anche dall'agenzia Ansa delle ore 20.39 dell'8 ottobre scorso». E in effetti il riferimento è corretto. Così come è sicuramente corretto quello che il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore ha dichiarato ieri all'Ansa: «In relazione a notizie di stampa che possono ingenerare equivoci o confusione, ribadisco ancora una volta che l'indagine nei confronti dei giornalisti Alessandro Sallusti e Nicola Porro non ha nulla a che fare con pretese indagini nei confronti del presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, o del suo portavoce Rinaldo Arpisella, o della stessa Confindustria». L'indagine sui vertici del Giornale, quindi, non ha niente a che fare con Viale dell'Astronomia. Il che non esclude che possano esserci altre indagini su Marcegaglia, Arpisella ecc. Ma questa è solo "un'elucubrazione personale".