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Tra gli ex An non volano stracci

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Il presidente della Camera Gianfranco Fini

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«Se gli ex An fanno pace, anche il governo può andare avanti». Sembrava una voce messa in giro dal mondo forzista, è diventata una convinzione anche di Silvio Berlusconi. Tanto che persino i colonnelli di via della Scrofa ne hanno dovuto prendere atto quando hanno ascoltato dalla bocca del premier uscire (per ora) appelli alla calma, inviti ad abbassare i toni e soprattutto una richiesta esplicita: fermare la guerra fratricida altrimenti a rischiare è il governo. In effetti, se gli ex An si parlano, discutono o addirittura trattano il barometro della maggioranza comincia a segnare bel tempo. E i due giorni che sono appena trascorsi hanno registrato una silenziosa svolta nei rapporti interni alla destra e al centrodestra. Succede che lunedì sera gli ex colonnelli si incontrano per trovare una linea comune in vista della riunione del comitato dei garanti di An prevista la sera successiva. Riunione che deve prendere una decisione su che fine farà il patrimonio di An (400 milioni in immobili, quasi 80 cash su conti correnti). Le posizioni sembrano piuttosto chiare: La Russa è per la rottura totale con i finiani, o almeno i suoi rappresentanti tra i garanti sono stati, fin qui, tra i più duri. Fermi ma almeno più morbidi Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. Gianni Alemanno invece è per la trattativa, per arrivare a un accordo. E alza la voce. L'altra sera, nel pieno della discussione con gli altri colonnelli, il sindaco di Roma si alza e se ne va sbattendo la porta. Ieri mattina nuovo incontro, le posizioni sono meno rigide. E mentre si discute arriva una lettera del finiano Donato Lamorte, presidente del comitato dei garanti, che annuncia che la riunione della sera è da considerarsi rinviata. I finiani in realtà temono che, essendo in minoranza, possano essere fatti fuori da tutto e, in particolare, che si proceda alla sostituzione del presidente del comitato di gestione, Franco Pontone. Il candidato principale è Giuseppe Valentino, senatore e famoso avvocato penalista, era molto legato a Pinuccio Tatarella e quindi ancora oggi lo è a Italo Bocchino sebbene sia sempre stato nella componente di Gasparri-La Russa. Insomma, un berlusconiano il cui nome garantirebbe in qualche misura anche i finiani perché Valentino non partirebbe mai con azioni offensive dell'altra parte. Sarebbe un presidente di mediazione. Un garante della tregua.   I berlusconiani non ci stanno al rinvio, contestano l'iniziativa di Lamorte ma mettono da parte gli intenti di chi vorrebbe fare piazza pulita. È una grande frenata. Si decide di soprassedere, di prendere tempo. Tempo necessario ad avviare una trattativa e vedere se ci sono le condizioni almeno per arrivare a una spartizione possibile del patrimonio di An. Futuro e Libertà, d'altro canto, ha bisogno ora di fondi. Soldi liquidi. E di sedi, sedi fisiche da aprire in giro per l'Italia. Ma al momento il coltello ce l'hanno in mano i berlusconiani. Dunque, la soluzione - per il momento - è di deporre sul tavolo le armi. Alemanno e La Russa vanno a riferirlo a Berlusconi, che si congratula. Il sindaco di Roma chiede anche che il Pdl lanci delle iniziative, soprattutto sul territorio, in modo da togliere argomenti di seduzione a Fli onde evitare nuovi smottamenti per esempio al Senato dove anche Andrea Augello, finiano pro tempore rimasto nel Pdl, non riesce più a fare argine. Il Cavaliere assicura che a breve si terrà un ufficio di presidenza del partito per decidere come riorganizzare la struttura, magari con congressi locali. Dopo il vertice è tutto un precisare. Sottolinea Gasparri: «I principali esponenti della ex An che incontrano il presidente Berlusconi frequentemente da soli, in compagnia o con tutto il gruppo di vertice del Pdl, come è normale che avvenga in un grande partito, sono favorevoli alla prosecuzione della legislatura, alla coesione della maggioranza, al rispetto del patto con gli elettori che tutti i rappresentanti del Pdl hanno sottoscritto nel 2008». La Russa sottoscrive: «Il nostro totale comune impegno è teso a far crescere il progetto Pdl al quale Gasparri, Alemanno, Matteoli ed io abbiamo creduto sin da subito e nel quale vogliamo proseguire nel migliore dei modi». E Matteoli condivide. Alemanno invece ci tiene a rimarcare che l'incontro con il premier «è stato un momento per schiarirci le idee, per gestire la situazione in modo migliore e per garantire la maggioranza al governo con la volontà di avere un dialogo costruttivo». Da questo punto di vista, secondo Alemanno, infatti, «c'è una ampia convergenza tra gli ex di An e Silvio Berlusconi».

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