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Il patto della coda alla vaccinara

Bossi viene imboccato dala presidente del Lazio Polverini.

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Il sigillo di pace con polenta e coda alla vaccinara forse non reggerà. Forse. I nodi da sciogliere sono ancora stretti: Roma Capitale, Federalismo fiscale, Gran Premio, pedaggi. Così come a livello mediatico, il pranzo che ha trasformato piazza Montecitorio in Festa de Noantri ha spaccato l'opinione pubblica, al di là dello schieramento politico. Il messaggio politico però, al di là delle strumentalizzazioni, c'è. Chiaro e forte. Il Pdl e il suo maggiore (e sempre più importante) alleato sono uniti e compatti. Il brindisi con Lambrusco e Frascati fatto su un tavolo di legno in mezzo alle bandiere di Lega Nord e del Popolo di Roma, e lo scambio dei labari con tanto di autografi, serviva a questo. E a questo è servito. Il resto, si direbbe in un contesto diverso, «è poesia». Lo sapeva bene il ministro Calderoli, il primo ad arrivare e passare sorridente con la sua cravatta verde sotto lo striscione con la scritta «Benvenuti a Roma Capitale dell'Italia unita e federale». E, a parte il lapsus di chiamare Alemanno ministro e non sindaco, chiarisce subito: «Questa manifestazione è la conferma che noi non abbiamo niente contro i cittadini romani ma contro i palazzi e oggi siamo qui tutti uniti contro i palazzi». Poi volta un laconico sguardo ai pentoloni e ammette di andare pazzo per «la coda alla vaccinara, per questo l'ho scelta». E, con coerenza, mentre il sindaco Alemanno, il leader del Carroccio Bossi, la governatrice del Lazio, Polverini, del Piemonte Cota e il sottosegretario Martini si sedevano al tavolo, lui si è appartato per mangiare rigatoni e coda alla vaccinara, aiutandosi con due bicchieri di Frascati. Ma il momento clou è l'arrivo di Bossi e Alemanno. La folla si accalca talmente che sono costretti a «riparare» nell'atrio di Montecitorio. Ad aspettare quasi tutto il Campidoglio, dagli assessori Corsini, De Lillo (che ha regalato una sciarpa della Roma al sindaco di Pontida, tifoso giallorosso) e Marsilio, al presidente Pomarici, ai deputati Piso, Saltamartini, Rampelli, Marco Marsilio. A coordinare i «lavori» in cucina Alessandro Cochi, mentre altri consiglieri, come Maurizio Berruti tenevano alta la bandiera del Pdl. Al fianco del sindaco la governatrice del Lazio, Renata Polverini, che ha recuperato il ritardo «accademico» sostenendo a tal punto l'iniziativa da imboccare il Senatùr. Breve e mediatico il pranzo della pace è durato circa 30 minuti. E se gli esponenti della Lega tacciono, a fare il punto sono Alemanno e Polverini. «Abbiamo voluto semplicemente dare un segnale di amicizia e di volontà di superare vecchie polemiche - dice il sindaco di Roma -. Questo è un modo per riunire l'Italia. Chi invece continua a volere lo scontro, le polemiche e gli insulti, evidentemente non vuole che l'Italia sia unita». Fa eco la Polverini «oggi abbiamo celebrato in un bel modo l'unità d'Italia». Alle domande su Gran Premio e riforme, i due fanno scudo. «Il Gran Premio non si può svolgere a Vallelunga, così sarebbe sostitutivo di Monza. All'Eur assumerebbe invece un senso completamente diverso», dice Alemanno tracciando forse la soluzione trovata. Categorica la Polverini che con un moto di sano orgoglio ricorda «sul federalismo fiscale mi sembra ci siamo fatti già sentire bene». Intorno al cordone di piazza Montecitorio però le proteste incalzano. Dal Movimento per Roma di Michele Baldi, al Pd capitolino (protagonista di un acceso diverbio con il ministro La Russa) e l'Italia dei Valori che, con Stefano Pedica ha guadagnato la "pole" dell'obelisco. Arduo il deputato capitolino del Pd, Roberto Morassut che è riuscito ad aggirare il muro dei fotografi e consegnare al tavolo d'onore il volantino del Pd che regala i biglietti del film «Benvenuto al Sud» ai primi cinque parlamentari della Lega. Un modo senza dubbio pittoresco di fare politica. Speriamo solo non diventi l'unico.

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