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Berlusconi e Fini: la paura fa la pace

Silvio Berlusconi

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Si parte dal federalismo. Poi ci saranno – in rigoroso ordine cronologico – la riforma della giustizia, la sicurezza, i provvedimenti per il Sud e infine la riforma tributaria. Nella quale ci sarà anche la diminuzione delle tasse e il quoziente familiare. Berlusconi stringe i tempi, allontana la «carta» delle elezioni – ormai considerate un pericolo più che un'opportunità per la possibilità di vedere nascere alleanze trasversali grazie ai finiani e punta a costruire l'agenda dei prossimi due anni e mezzo di legislatura. Berlusconi accelera sul programma e allontana le elezioni Oggi in consiglio dei ministri via libera al federalismo. Portando in consiglio dei ministri proprio quei cinque punti sui quali una settimana fa ha ottenuto la fiducia in Parlamento. «Una fiducia – spiega in una conferenza stampa convocata nel tardo pomeriggio con il ministro Giulio Tremonti – più vasta di quella ottenuta quando il governo è entrato in carica». Il primo provvedimento è il federalismo che stamattina avrà il via libera dalla riunione dei ministri a palazzo Chigi. Il Cavaliere spera di poterlo portare a casa già prima di Natale con l'approvazione definitiva del Parlamento. Ma se i tempi non saranno così rapidi al massimo il sì arriverà «entro il 5 marzo». Una fretta sospetta che fa pensare alla necessità di accontentare la Lega prima che si vada alle famigerate elezioni anticipate. Berlusconi però sgombra il campo da dubbi e sospetti: «È stato messo per primo perché si tratta di una legge varata già nel 2009. È la nostra risposta alla politica delle chiacchiere». E di chiacchiere, si sfoga, in questa estate l'Italia ne ha sentite anche troppe. «È stato fatto un grosso danno al nostro Paese, abbiamo dato l'immagine di una classe politica che litiga sempre. Invece abbiamo lavorato anche ad agosto. E per fare vedere quello che abbiamo prodotto in questi due anni spediremo agli italiani 10 milioni di copie del libro sul lavoro svolto». Il bersaglio – nemmeno troppo nascosto – per la figuraccia estiva è ovviamente Gianfranco Fini. Ma ora per Berlusconi non è tempo di rinfocolare polemiche. La linea è di andare avanti su quello che può essere condiviso e allontanare in tutti i modi l'ipotesi di elezioni. Perché il rischio di un governo tecnico, qualora la maggioranza si sfaldasse e la decisione passasse nelle mani di Giorgio Napolitano, il premier se lo sente sulla pelle. «Io sono sereno, non c'è nessuno tra i parlamentari che vuole tornare a casa. Andiamo avanti anche perché sarebbe facile fare un governo tecnico con la prospettiva di distribuire 60 posti di governo anche coinvolgendo chi non fa parte dell'opposizione». Cioè quella famosa ammucchiata tra Pd, Udc, Fli e Api di Rutelli. Così i toni restano sempre concilianti. E Berlusconi ribadisce più volte di essere sicurissimo della lealtà dei finiani. «Ho parlato con molti di loro e so che per nulla al mondo verrebbero meno all'impegno di dare appoggio al governo». Sul tavolo c'è anche la nuova emergenza rifiuti a Napoli. Berlusconi attacca il sindaco Rosa Russo Iervolino – «Il governo ha costruito le discariche poi è stato il Comune a non garantire la raccolta dei rifiuti» – e promette che appena il ministro Tremonti gli darà il via libera per i fondi necessari andrà ad incontrare il sindaco di Terzigno per risolvere la questione della discarica «che produce miasmi non tollerabili dai cittadini». Tra due settimane il consiglio dei ministri si occuperà della riforma della giustizia mentre all'ultimo punto del cronoprogramma del governo c'è la riforma fiscale «che ha bisogno di provvedimenti che dobbiamo programmare nel tempo». Ma la promessa è che il taglio alle tasse sarà fatto approvando il quoziente familiare, cioè meno imposte per i capi famiglia, e con la riduzione dell'Irap, soprattutto per le piccole e medie imprese. Basterà per risollevare il gradimento un po' in calo di Berlusconi? Per il momento il premier si limita a informare che «stamattina ho saputo che il presidente del Consiglio ha un indice di fiducia – calcolato su competenza, credibilità e capacità di ricoprire un ruolo – del 60,2%».

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