Allarme attentato, in forse l'intervento del Cavaliere
Arriva o non arriva? L'allarme scatta nel primo pomeriggio. E si nota subito da una certa agitazione da parte delle forze dell'ordine. Sono state due ore intense quelle che hanno preceduto l'intervento di Silvio Berlusconi in conclusione della festa del Pdl al Castello sforzesco di Milano, previsto inizialmente per le 16. Intervento messo in forse ancora alle 15, tanto che si sparge la voce che il Cavaliere possa non arrivare fisicamente ma parlare in voce con un collegamento telefonico. Nel frattempo la tensostruttura dove era previsto l'arrivo del presidente del Consiglio è stata transennata, si è visto uno spiegamento di forze fuori dal comune e improvvisamente sono state portate transenne supplementari per delimitare le aree. Il tendone è stato poi chiuso con plastiche trasparenti e poliziotti sorvegliavano qualunque punto di accesso non facendo passare nessuno: ne ha fatto le spese persino il ministro Giorgia Meloni, ammessa in platea solo a manifestazione iniziata. E anche le fedelissime Francesca Pascale e Giavanna Del Giudice, che fondarono il club «Silvio ci manchi» faticano non poco a entrare nel tendone. Alle 16 La Russa ammette al microfono: «Il presidente ha avuto un problema e arriverà un po' in ritardo». Scattano eccezionali misure di sicurezza, Berlusconi decide che non vuole mancare, vuole esserci fisicamente. Un elicottero segue l'auto del premier durante tutto il tragitto, il Cavaliere arriva con una mezz'ora abbondante di ritardo, sale al microfono e annuncia: «Eccoci qua, anche se qualcuno ha tentato di non farmi venire». A quanto sembra sarebbero arrivate alla Questura di Milano telefonate anonime che minacciavano un attentato per il comizio. Quel che è certo è che durante il discorso del premier tre ragazzi di Milano sono stati allontanati dalla folla e identificati dalla Digos dopo che hanno contestato il premier che parlava dal palco della festa della Libertà. I tre hanno gridato al premier «Vai in galera», mentre Berlusconi dal palco sosteneva che bisogna indagare sui poteri dei pm. Non sono risultati appartenere ad alcun centro sociale. Ma quel che è certo è che il clima, nel capoluogo meneghino, si è fatto più pesante dopo l'agguato al direttore di Libero, Maurizio Belpietro, sventato in settimana. F. d. O.