Maroni: Belpietro? Ce ne saranno altri

Probabilmente è ancora presto per dire se il fallito attentato al direttore di Libero Maurizio Belpietro sia il preludio di una stagione di violenza, ma il ministro dell'Interno Roberto Maroni non ha dubbi: «Non è il primo episodio, purtroppo, e temo non sarà l'ultimo. È qui che bisogna davvero abbassare i toni». Quindi annuncia: «Lunedì pomeriggio (domani ndr) sarò in prefettura a Milano anche per fare il punto su questo, perché sono preoccupato per un clima che genera certi episodi. Alcune accuse che si leggono spesso anche sui siti internet poi possono dare a qualche mente malata lo spunto ad agire». Il ministro spiega che, proprio in virtù della tensione che si respira nel Paese, è stata intensificata la sorveglianza per Belpietro e «per altri soggetti che riteniamo a rischio». Contemporaneamente inquirenti e investigatori (l'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Milano e capo del pool antiterrorismo Armando Spataro insieme ai colleghi Ferdinando Pomarici e Grazia Pradella, ed è condotta dalla Digos) fanno sapere che si sta procedendo con il «massimo sforzo investigativo» e «la massima riservatezza». Dopo la diffusione dell'identikit dell'uomo, si stanno analizzando i filmati delle telecamere installate nella zona in cui si trova lo stabile. Mentre è al vaglio la testimonianza di Alessandro N., il caposcorta di Belpietro e unico testimone dell'agguato. Uno il punto da chiarire: la via di fuga. Secondo il poliziotto l'aggressore avrebbe scavalcato un muro alto due metri che immette in un giardino di uno stabile attiguo per poi uscire e dileguarsi. Per questo non è escluso che in settimana gli investigatori decidano di effettuare un sopralluogo-ricostruzione nel condominio abitato dal direttore di Libero. Ma il racconto del caposcorta sarà anche confrontato con l'esito degli esami balistici effettuati sulla traiettoria dei tre proiettili da lui esplosi che si cono conficcati in un passamano della scalinata, in un battiscopa e in una vetrata. Nel frattempo, nonostante gli appelli ad abbassare i toni prosegue lo scontro politico. Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, invitando a non ripetere gli errori del passato, punta il dito contro Antonio Di Pietro: «Ho sentito il suo intervento alla Camera, durante il dibattito sulla fiducia, e non è stato una rivendicazione politica, ma una vera e propria criminalizzazione, che è sempre pericolosa perché il rischio che qualcuno raccolga male questo insegnamento c'è sempre. Bisogna che la politica sia compatta a isolare questi fenomeni».   Ma il leader dell'Idv, non ha alcuna intenzione di fare passi indietro: «Non sono io un cattivo maestro, ma coloro che vogliono restare impuniti. È chi pensa solo alle sue finanze e a creare dossieraggio e killeraggio nei confronti di chi gli si oppone». E sul tema interviene anche il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino (venerdì sera c'è stato un allarme bomba nell'albergo in cui alloggiava ndr): «Quello che è successo a Belpietro è un fatto molto grave. Bisogna abbassare i toni, altrimenti quando si esasperano si può armare le mani dei pazzi».