La fabbrica dell'odio
Su Facebook, contro il direttore di Libero, hanno proprio creato dei gruppi: «Io odio Belpietro», è il titolo. Hanno centinaia di iscritti. L'intento di chi li ha creati e di chi vi ha aderito sarà certamente scherzoso, ma la cosa dà la misura di quanto il clima politico si sia surriscaldato. Dopo la notizia dell'attentato subìto dal giornalista, sul social network sono nati altri gruppi, estemporanei. Chi vi ha aderito non condivide il fatto che Belpietro (ma anche Vittorio Feltri o Emilio Fede) abbia la scorta. I soldi - dicono - andrebbero destinati ai familiari delle vittime di mafia. Il messaggio è semplice: chi è dalla parte del presidente del Consiglio non va difeso. Anzi, se è possibile, va combattuto. L'odio contro il premier ha una lunga storia. All'inizio fu il treppiedi di una macchina fotografica. Era la sera del 31 dicembre del 2004 quando Renato Dal Bosco, un operaio di Mantova, colpì Silvio Berlusconi con il cavalletto della sua fotocamera, mentre il premier passeggiava per piazza Navona, a Roma. L'attentatore fu arrestato e spiegò di avere agito per «odio» nei confronti di Berlusconi. Poi corresse il tiro e, al gip, definì il suo gesto «una bravata» perché pensava di mettersi «in mostra davanti ad alcune ragazze». Poi venne la statuetta souvenir del duomo di Milano, lanciata da Massimo Tartaglia. «È una persona con problemi psichici - è stato detto - Il conflitto politico non c'entra». Sarà. Le reazioni di solidarietà arrivarono trasversali. Fu l'Italia dei Valori a distinguersi: «Sono contro la violenza, ma Berlusconi instiga», disse Di Pietro. «Condanno ogni forma di violenza, ma non ci penso proprio a dare la mia solidarietà a Berlusconi», replicò Sonia Alfano. I due esponenti dell'Idv non sono mai stati teneri col Cav. L'intervento dell'ex magistrato di qualche giorno fa alla Camera è stato tutto un insulto: «Lei è uno spregiudicato illusionista, anzi un pregiudicato illusionista. È uno stupratore della democrazia», ha urlato. Le "gentilezze" di Sonia Alfano sono di ieri: «Berlusconi dovrebbe andare in galera, come Provenzano - ha affermato l'europarlamentare dell'Idv - Con le catene no, perché non ce le ha neppure Riina, ma in galera si, col regime 41bis, in cella d'isolamento». Pochi mesi fa, invece, è stato l'Idv Francesco Barbato ad aggradire verbalmente la deputata del Pdl Barbara Saltamartini: «Camorrista, ladra e mafiosa, figlia di una vecchia politica che fa rabbrividire Pomicino e Mastella» le ha detto, scatenando una vera e propria bagarre in Aula. Il Cav ha poi i «nemici» di sempre. Michele Santoro è tornato in onda con il suo Annozero ed è partito subito all'attacco: «Io non credo di essere così antipatico al presidente del Consiglio, francamente: il fatto è un altro. È che lui non sopporta molto quelli che gli stanno in piedi davanti, un po' come è successo a Fini», ha spiegato, concludendo poi il suo «comizio» d'apertura con un bel «vaffa» al direttore Mauro Masi. Marco Travaglio è sempre lì, pronto a elencare presunti guai giudiziari di colui che - all'indomani dell'aggressione di Tartaglia - definì «il più grande provocatore e il più grande violento nella storia dei Presidenti del Consiglio italiani del dopoguerra». Lo stesso che in prima serata disse: «Se dopo Pertini e Fanfani ci ritroviamo Schifani presidente del Senato, sono terrorizzato: le uniche due forme di vita residue sono il lombrico e la muffa». Poi c'è Beppe Grillo. Forse il fomentatore d'odio per eccellenza, colui che gode nel far incazzare una piazza già incazzata. Per lui il Cav altro non è che uno «psiconano congelato» e i senatori sono «vecchi e antistorici, eletti in un Parlamento di nominati in cui sono stati scelti amici, avvocati e qualche zoccola». Dopo aver organizzato il «Vaffanculoday», l'otto settembre del 2007, oggi darà il via alla seconda edizione del «No Berlusconi Day». Gli organizzatori promettono: «Sarà un autunno caldo per chi pensa di calpestare la Costituzione». Se stanno parlando di aggressioni, come quella che i grillini hanno riservato poche settimane fa a Schifani, sappiano che anche quelle calpestano la Costituzione.