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Rutelli: "Riforme? Se sono serie voto anche quelle del governo"

Francesco Rutelli

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«Dobbiamo fare nuove coalizioni per dare alla gente le riforme che aspetta. E dobbiamo farle con chi ci sta». Francesco Rutelli ha appena finito di parlare al Senato dopo l'intervento di Berlusconi. E ha appena finito di recitare il de profundis per il bipolarismo che invece il premier difende tenacemente. «Lo dico io che di quel sistema ho fatto parte come esponente del centrosinistra – spiega il leader di Alleanza per l'Italia – Il Paese spaccato in due come una mela non ce la fa a ripartire, non ce la fa a uscire da questa crisi. C'è bisogno di alleanze nuove sulla base delle cose da fare». Che fa si iscrive anche lei al partito del voto subito? «No, il governo deve andare avanti perché ha preso un impegno con gli elettori. Però da Berlusconi mi sarei aspettato uno scatto in avanti, una discontinuità rispetto al passato visto che anche la maggioranza di fatto è cambiata. Invece ha riproposto cose vecchie, non è più credibile una sfilza di promesse».   Però ha annunciato una nuova stagione costituente. «Vedremo se ha il coraggio di portare avanti questa promessa. L'opportunità potrebbe avercela, magari sposando le idee innovative dell'opposizione. Io ho appena presentato una mozione parlamentare sulle riforme economiche. C'è anche la proposta al governo di nominare una alta commissione fatta da 15 tra parlamentari, magistrati e avvocati con il compito di convergere in due mesi sulle riforme che si possono fare entro la fine della legislatura sulla giustizia civile e penale». Oggi ci sarà un convegno della sua «Alliance of Democrats» alla quale partecipano anche Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. È fin troppo facile dire che sembra la riunione del tanto sbandierato Terzo Polo... «Se ne può dare una lettura politica fino a un certo punto, perché si affronteranno temi internazionali. Tra gli altri parleranno il primo ministro giapponese e il presidente del governo regionale del Kurdistan iracheno. Però è vero che il dialogo tra questi partiti c'è, ci sono le condizioni per una convergenza politica che comunque deve essere legata alle riforme».   Certo è difficile pensare a un accordo tra lei e Fini ripensando a quando vi siete sfidati per il Campidoglio nel '93. «Il punto è proprio questo, guardando quegli anni si capisce che è finito un ciclo storico. Oggi non c'è un dialogo strumentale tra me e lui perché siamo scontenti del centrodestra o del centrosinistra. In realtà se si mettono vicini i contenuti delle nostre proposte si scopre che sono vicini. Negli ultimi 17 anni non c'è stata alcuna riforma profonda, e l'Italia sta andando indietro. Oggi io sono pronto a farle con chi ci sta».   Anche con questo governo? «Noi abbiamo votato convintamente l'unica riforma seria arrivata in Parlamento: quella dell'Università. E restando all'opposizione saremo pronti a votare riforme serie per la crescita, la competitività, il lavoro, la famiglia». Si sbilanci un po', con Casini e Fini pensa più a un partito unico o a una federazione? «È troppo presto per dirlo. Però da quando abbiamo cominciato a parlare di Terzo Polo è successa già una cosa nuova in Sicilia, abbiamo una Giunta con noi, Futuro e Libertà, l'Udc e l'Mpa. Il punto vero è che non possiamo continuare a ripetere il vecchio schema destra e sinistra; abbiamo visto che si va avanti solo con la contrapposizione e prevalgono le estreme».   Sarà pure uno schema vecchio ma due suoi parlamentari sono passati con la maggioranza.  «Io sono sbalordito di questa convergenza quando poi quei voti non sono serviti a nulla. Certo la loro scelta è in contrapposizione con quello che hanno votato, deciso e concordato con noi per mesi». Secondo lei Fini si deve dimettere da presidente della Camera? «No, la sua è una carica istituzionale e lui è espressione della maggioranza. Se fosse passato all'opposizione sarebbe stata una richiesta legittima. Ma Fini è rimasto nel centrodestra. Deve solo svolgere bene il suo ruolo di garanzia». E rispetto alla vicenda della casa di Montecarlo? «Non vedo addebiti che lo riguardano e personalmente non ho motivi per non credere alle sue parole».  

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