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Slogan e striscioni del Popolo di Roma ieri al sit-in anti Bossi davanti a Montecitorio

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Glienehanno suonate quattro scandendo gli slogan sul motivetto di Guantanamera, la famosa canzone cubana del XIX secolo cantata a squarciagola da un centinaio di militanti de «Il Popolo di Roma». L'«orgoglio romano» è andato in scena ieri mattina con scritte a caratteri cubitali sui cartelloni e un gigantesco striscione: «Taci padano, noi siamo Roma». Rabbia e sdegno al sit-in anti Bossi davanti a Montecitorio. E un ultimatum. «Basta! Non siamo più disposti a tollerare le offese di Bossi e della compagnia padana - ha detto il portavoce del movimento Giuliano Castellino - noi siamo Roma. Siamo tremila anni di storia, radici, civiltà e futuro dell'Italia». «Siamo universalismo - ha aggiunto -, cittadinanza, sede del papato, storia, cultura e faro d'Italia, del Mediterraneo, d'Europa e del mondo intero. Pur apprezzando l'operato di alcuni esponenti della Lega, come Maroni, non accettiamo che Bossi e family insultino Roma e i suoi cittadini. Da porci vivevano i barbari del Nord prima dell'avvento di Roma e, se dobbiamo rimanere nel campo della zoologia, il Senatur pensasse a quell'asino del figlio, bocciato più volte a scuola e premiato con l'elezione a consigliere regionale». Il sit-in non autorizzato è stato rapidamento sciolto. Ma non è stata l'unica manifestazione. I militanti de «Il Popolo di Roma» hanno fatto sapere che questa è solo la prima di una serie di iniziative ed hanno annunciato che da ieri pomeriggio affiggeranno manifesti per tutta la capitale contro le parole di Bossi.

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