Roma, il debito è degli altri
«Nulla al mondo è più pericoloso di un'ignoranza sincera e una stupidità coscienziosa». Mai forse questa celebre frase di Martin Luther King è stata più calzante per descrivere da una parte quel sentimento «culturale» che forse nel profondo nord è ancora diffuso e, dall'altra, la contraddizione di un partito come la Lega Nord che in piazza continua a criticare, denigrare, offendere e nelle stanze di palazzo a votare e farsi parte attiva nel varo della storica riforma che, dopo 140 anni, riconosce finalmente a Roma il ruolo di Capitale. Un ruolo che, è bene chiarire, migliaia di romani restituirebbero volentieri al mittente. Perché essere Capitale è certamente un onore ma soprattutto un onere. E se «fuori» dal Raccordo Anulare, che i leghisti vorrebbero far pagare, si vede solo l'onore, al suo interno si subisce soprattutto l'onere. A dare le prime cifre per sfatare l'antiquato «spot» di Roma ladrona è stato proprio il sindaco Alemanno in diretta Rai durante la cerimonia in Campidoglio per festeggiare Roma Capitale con la visita ufficiale del Capo dello Stato. E se la matematica non è un'opinione, incominciamo col dire che Roma produce il 7% del Pil nazionale e ogni anno versa nelle casse dello Stato in termini di Irpef, Ires e Iva, 35 miliardi di euro. Lo Stato, in cambio, versa nelle casse capitoline, sotto forma di trasferimenti pro capite circa un miliardo e 600 milioni di euro. Il rapporto è di 1 a 22 tra trasferimenti e gettito fiscale di Roma. E non solo. Dei 500 milioni di euro che il governo deve dare a Roma in quanto Capitale, per anni non è stato versato neanche un euro. Adesso, dopo un lungo e complesso braccio di ferro, arriveranno 300 milioni, vincolati però al piano di rientro dal deficit che, ricordiamo, supera i 9 miliardi di euro. Soldi questi che servirebbero a ripagare delle spese sostenute dal Comune ad esempio per i cortei. Gli ultimi dati hanno contato 525 manifestazioni in sei mesi. Un corteo di diecimila persone costa, ai romani, 7 mila euro per gli straordinari dei vigili, 10 mila euro per la pulizia delle strade e per la predisposizione di servizi igienici, mille euro per le transenne. Il conto finale è di 18 mila euro, che sale a 215 mila euro per le manifestazioni più grandi. Senza contare, poi, come si farebbe in una causa di risarcimento civile, i danni subiti in termini di traffico e disagi. Gli stessi che i romani si ritrovano ad affrontare ogni giorno, abitando in una città che ospita 29 organismi internazionali, 167 rappresentanze diplomatiche, tre sedi di rappresentanza diplomatica (Fai, Sovrano ordine di Malta, Vaticano). Un peso non indifferente al quale si aggiungono tutte le sedi istituzionali e quelle distaccate delle regioni. Una cosa che in molti continuano poi ad ignorare, soprattutto se magari si è padani, è che Roma con i suoi 1.290 chilometri quadrati è grande come i nove maggiori capoluoghi di Regione italiani. Milano è grande come il XII Municipio, Padova come l'VIII, Vicenza come il II, Bergamo come il VI, Cremona come il XVII. E, per chi lo ignorasse, i Municipi della Capitale sono ad oggi 19. Da sfatare anche il mito dei dipendenti pubblici tanto in voga negli anni Settanta. Il numero delle aziende registrate, sia per numero di società di capitali sia per capacità di attrazione, supera ormai da qualche anno quello di Milano. Secondo gli ultimi dati Cervet, pubblicati da Il Sole 24 ore nel febbraio 2009, a Roma e nella sua Provincia si è registrato un aumento di oltre 45 mila imprese contro le 10 mila di Milano con uno «scarto» a favore di Roma di oltre 6.500 aziende. Segno evidente di un tessuto economico che non solo è in buona salute ma continua a crescere. Anche se, a onor del vero, le aziende milanesi «pesano» dieci milioni di euro in più. Insomma si può forse continuare con la stupidità coscienziosa, non più con l'ignoranza sincera.