Le reazioni, Di Pietro al Cav: "Stupratore della democrazia"
Il presidente del Consiglio ha replicato alla Camera chiedendo la fiducia: "Una questione di franchezza: o un sì o un no". Alle 19 il voto. Sette centristi passano con la maggioranza e il Pd accusa: è corruzione. Il premier alza la voce: "Nessuna compravendita". I finiani annunciano: "Voteremo sì". DI PIETRO - Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha richiamato all'ordine due volte nell'Aula di Montecitorio il leader dell'Idv Antonio Di Pietro che ha duramente attaccato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "Lei - aveva detto Di Pietro in dichiarazione di voto - non è un presidente del Consiglio, ma uno stupratore della democrazia". Una frase subito ripresa da Fini che ha chiesto di utilizzare "un linguaggio consono a quest'Aula". Il presidente della Camera ha precisato che non è in discussione la libertà di parola ma che "non sono accette ingiurie". BOCCHINO - "Siamo disponibili su tutto ciò che è scritto nel programnma e sul resto siamo disponibili a discutere con la maggioranza, senza diktat ma anche senza preclusioni preconcette". Lo dice Italo Bocchino, capogruppo di Fli intervenendo in dichiarazione di voto alla Camera. "Il nostro vincolo con gli elettori non può venire meno, il nostro vincolo sul programma non verrà mai meno. Su questo avrà sempre i nostri voti, noi ci saremo sempre", aggiunge."Il tentativo di imboccare la strada dell'autosufficienza - spiega Bocchino - secondo Fli è stata un errore perchè prefigurava una maggioranza più ristretta e più nuova, non rispondente più alla volontà popolare che si era espressa col voto. Noi - dice ancora il capogruppo Fli - non ci sottrarremo al dovere di portare la legislatura fino all'ultimo giorno di vita e manterremo gli impegni del programma. Sul resto, su quello che non è nel programma, siamo diposti a discutere ma senza diktat. Lei ha oggi detto in aula che ha un'indole aperta al dialogo - ha poi ricordato Bocchino - e non si adombri se dopo quello che è successo negli ultimi mesi ci viene un po' da sorridere. Lo dimostri, usando gli strumenti che ha a disposizione per procurare un'armonia assennata tra le quattro componenti della maggioranza" CASINI - Silvio Berlusconi come "Alice nel Paese delle meraviglie", ha "seguito la scorciatoia del pallottoliere ed ha fatto un discorso di buone intenzioni. Ma sa già di non poterle realizzare con questa maggioranza. Si prepara a tirare a campare nel teatrino della politica come tutti gli altri prima". Pier Ferdinando Casini ha preannunciato con chiarezza il no dell'Udc alla fiducia al governo. «I 316 voti non ci saranno, siete distanti», ha sentenziato il leader dell'Udc. "Noi prendiamo atto di questa realtà, siamo soddisfatti? No. Siamo tristi. Se il Paese non cambia strada andremo nel baratro. Cambiamo strada, facciamolo assieme e subito". Casini hapremesso: "Questa giornata è l'epilogo di una stagione caratterizzata da odio, ricatti, dossier, troppi rancori verso le istituzioni e verso uomini colpiti anche nei loro affetti più intimi. Una stagione triste, che speriamo si chiuda oggi perchè ha disgustato gli italiani, alle prese con problemi più seri". Casini ha proseguito: "Noi continuiamo per la nostra strada, l'opposizione repubblicana, che coincide con la responsabilità e nulla ha a che fare con il trasformismo, cancro della vita democratica. Noi rispettiamo lei, speriamo lei rispetti noi". Casini ha accusato Berlusconi di aver "presentato un elenco di buone intenzioni: realizzi questi punti, noi li voteremo questi provvedimenti". Ma "questo non è il primo giorno di scuola, sono gli stessi buoni propositi dal '94, se non li ha realzizati la colpa non può essere sempre e solo degli altri. È lei che ne deve rispondere". BERSANI - "Questa è una fiducia messa per debolezza, nessuno vuole il cerino in mano, è la fiducia del cerino. Ma ci vuole un passaggio elettorale, con più civili regole elettorali, perchè il paese non può più aspettare". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha chiesto, in sede di dichiarazione di voto prima della fiducia, le dimissioni del governo. "Le elezioni ve le siete rimesse in tasca voi - ha affermato Bersani - oggi non si apre una pagina nuova, si chiude una pagina vecchia. CICCHITTO - Fabrizio Cicchitto replica alle accuse del segretario del Pd Pier Luigi Bersani sulla compravendita di deputati. "Bersani è come lo smemorato di Collegno", afferma il capogruppo del Pdl nel corso della dichiarazione di voto sulla fiducia al governo, in cui sostiene che il leader del pd si è dimenticato che quando cadde Prodi nel '98 il governo D'Alema fu reso possibile grazie al "passaggio di 30 deputati e senatori dal centrodestra al centrosinistra". Parlamentari che, prosegue Cicchitto, "in buona parte furono ricompensati con ministeri e sottosegretariati". Una manovra che, a suo tempo fu "esaltata come una grande operazione politica. Anche il questo caso siamo come al solito nel terreno dell'esercizio più sfacciato dei due pesi e delle due misure". Cicchitto ha anche criticato Bersani per il suo intervento in Aula. "Sgombriamo subito il campo da due questioni: le elezioni dopo quelle del 2006 sono state rifatte nel 2008 perchè voi del centrosinistra siete implosi e ci avete lasciato varie ererdità fra cui i rifiuti a Napoli: quindi non potete darci lezioni, se non su un punto: non possiamo essere simili a voi. Il centrosinistra - aggiunge - non è un'alternativa e spera solo di poter intervenire a seguito di errori e divisioni nel centrodestra e questo deve essere una lezione per tutti noi".