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Cinque punti, il governo pone la fiducia

Il premier Silvio Berlusconi

Bocchino: "Futuro e Libertà voterà sì"

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Se non ci sarà un'intesa su un documento condiviso, Futuro e libertà per l'Italia potrebbe presentare domani in aula alla Camera una risoluzione autonoma. Lo conferma il vicecapogruppo vicario Benedetto Della Vedova: "Stiamo ragionando su questa ipotesi, ma io spero ancora che si scelga la strada ragionevole", spiega. Quella che Della Vedova chiama "ragionevole" è la "chiamata" dei vertici del Pdl per discutere e sottoscrivere i punti che Silvio Berlusconi illustrerà a Montecitorio. RISOLUZIONE E QUOZIENTE FAMILIARE - Al momento la richiesta di un vertice di maggioranza lanciata ieri da Italo Bocchino e Carmelo Briguglio non è stata accolta. Il premier rientrerà a Roma intorno all'ora di pranzo e alle 14 si riunirà lo stato maggiore del partito a Palazzo Grazioli. Attesa la presenza dei capigruppo e dei coordinatori. "Aspettiamo oggi pomeriggio - dice Della Vedova - Io credo sempre che alla fine si arrivi alle soluzioni intelligenti. Se si vuole rafforzare il governo non si può escludere Fli, se invece tutto questo è fatto per indebolire i finiani... Ma qui non siamo all'asilo Mariuccia". Se, come sembra, non ci sarà un accordo preventivo sul documento, quindi, Fli avrebbe pronta la subordinata: "Magari con qualche punto in più, come il quoziente familiare", auspica Antonio Buonfiglio. Se questo è il piano B, non è però l'unica soluzione allo studio. "Tutto è ancora sul tappeto, io per esempio non mi sento tanto bene...", rimarca Enzo Raisi. Dunque si va verso una risoluzione "di maggioranza" con Pdl e Lega,con la possibilità che Fli presenti un proprio documento sull'intervento di Silvio Berlusconi in Aula di domani.  "Noi siamo ancora in attesa di essere consultati", dice ancora Della Vedova.  SCELTA DI CHIAREZZA - Nel frattempo il ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha chiarito che domani il governo chiederà il voto di fiducia sul documento che seguirà le dichiarazioni di Berlusconi, alla Camera. La decisione è stata presa durante il vertice a palazzo Grazioli, e da quanto si apprende  sarebbe stata fortemente voluta proprio dal premier Berlusconi. Il Cavaliere avrebbe privilegiato una "scelta di chiarezza" rispetto alla possibilità di raccogliere un maggior numero di voti, opzione questa che sarebbe stata più semplice se ci si fosse limitati a porre ai voti una risoluzione.   I RIBELLI DI CASINI CON LE MANI LIBERE - L'Udc di Pier Ferdinando Casini, intanto, è orientata a votare contro Berlusconi nella verifica in Parlamento di domani. Dalla  riunione del gruppo dei deputati centristi potrebbe uscire un documento "preventivo" che annunci il no e che potrebbe trasformarsi in una mozione da presentare e mettere ai voti domani in Aula. L'Udc infatti sarebbe intenzionata a non sottoscrivere il documento di altri, come quello eventuale di Fli, semmai a metterne a punto uno proprio. Ma una mano al governo potrebbe arrivare da un gruppetto di "dissidenti" centristi. In netto contrasto con il "berluschino" Pier Ferdinando Casini, come scritto in una nota, che gestendo il partito in modo "padronale" ha fatto virare l'Udc verso la sinistra, cinque deputati centristi lasciano il gruppo a Montecitorio e danno vita a una nuova componente. Il sottogruppo si chiamerà "Popolari per l'Italia di domani": ne fanno parte per ora i siciliani Francesco Saverio Romano (ex segretario del partito nell'isola), Calogero Mannino, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo e il campano Michele Pisacane. In una conferenza stampa tenuta a Montecitorio, i quattro deputati siciliani annunciano l'addio a Casini per dare vita a un gruppo che potrebbe fungere da calamita non solo per i cattolici delusi da Casini ma anche per interpereti delle tradizioni socialista e liberale. Su un punto Mannino e Romano, intervenuti in conferenza stampa, sono fermissimi: "Non contrattiamo alcunchè" con Berlusconi. E non accetteranno posti di "governo o sottogoverno", dunque l'accusa di "compravendita" a loro rivolta dall'interno dell'Udc è "ridicola". Domani però ascolteranno con attenzione l'intervento di Silvio Berlusconi alla Camera, in particolare i passaggi che riguarderanno lo sviluppo del paese e il Mezzogiorno. E voteranno a favore del governo se troveranno convincenti le comunicazioni del premier. Nel corso della giornata anche di Massimo Calearo e Bruno Cesario hanno lasciato il gruppo di appartenenza, la componente dell'Api nel gruppo Misto della Camera.  

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