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Gianfranco, un uomo "ignorante"

Il presidente della Camera Gianfranco Fini

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Daniela Di Sotto, Salvatore Sottile, Francesco Cosimi Proietti, Rita Marino, Giancarlo Tulliani. Il fil rouge, pardon noir, che lega questi 5 personaggi è Gianfranco Fini. Cinque fedelissimi: la ex moglie, l'ex portavoce, l'ex segretario particolare, il braccio destro e il cognato. Tutti e 5 finiti - chi più chi meno direttamente - sotto i riflettori della magistratura. Con il capo-parente-marito costretto tutte le volte a dire che lui in quelle storie non c'entrava nulla, non sapeva nulla. Costretto a definirsi indignato, furioso, sconcertato. Il primo a «tradirlo» è stato Francesco Proietti Cosimi. Per vent'anni è stato l'ombra di Fini, c'era sempre, nel pubblico e nel privato. «Segretario» dalla fine degli anni '80 fino al 2006, quando è finito nell'inchiesta del magistrato Woodcock su Vittorio Emanuele di Savoia. Da allora, è deputato, An nel 2006, Pdl nel 2008. Proietti è nato a Subiaco e lì ha conosciuto Fini, che nella valle dell'Aniene, punto di forza della destra, teneva spesso comizi. Msi, An, Pdl. Fu così che Proietti Cosimi, detto «Checchino», approdò a Roma, cominciò a gestire l'agenda di Fini, a conoscere ogni angolo della sua vita politica e personale. E Fini, con la moglie Daniela, passava molti fine settimana a Subiaco, da Checchino e signora. Proietti fu testimone di nozze di Daniela alle nozze con Gianfranco, nel settembre 1988. È stato a Palazzo Chigi quando Fini era vicepresidente del Consiglio e alla Farnesina con Fini ministro degli Esteri. «Sottosegretario agli impicci», viene battezzato in quegli anni. Poi, da Potenza arriva l'indagine per corruzione (slot machines di un imprenditore fatte autorizzare dai Monopoli di Stato) e - collegata - l'indagine per concorso in abuso d'ufficio assieme a Daniela Di Sotto Fini: la clinica romana alla quale entrambi erano interessati aveva ottenuto in soli sette giorni l'accreditamento dalla Regione guidata (era il 2005) da Francesco Storace. Quella stessa indagine porta alla luce anche l'attività di Salvatore Sottile, il portavoce di Gianfranco accusato di aver avuto incontri sessuali con attrici e soubrette negli uffici di Palazzo Chigi e della Farnesina. Un colpo fortissimo per l'immagine del «capo», che quando viene coinvolta la moglie (oggi ex) tuona contro le gogne mediatiche, prove generali del teatrino di questi giorni. «Qualcuno ha abusato delle intercettazioni – racconta a giornali e telegiornali – Credo che sia veramente disdicevole e immorale che alcuni stralci relativi a persone non indagate si trovino sbattuti sulle prime pagine dei giornali». E ancora: «Si tratta di un aspetto patologico sfuggito alle autorità preposte». «Le gogne mediatiche che non fanno onore a chi le mette in campo». M ail repertorio dello sfogo dell'ex leader di An è lunghissimo: «Non penso che essere mia moglie significhi meritare atteggiamenti sospetti». Insomma, una difesa a spada tratta, come già aveva fatto nei confronti del portavoce Sottile finito agli arresti domiciliari, invitando il pm Woodcock a «cambiare mestiere». Alla fine, però, Gianfranco si separa dalla moglie e decide di fare piazza pulita tra i suoi collaboratori. Tranne Rita Marino. La storica segretaria personale e membro del comitato di gestione dell'ex partito di Alleanza Nazionale qualche anno fa, andò a visitare, insieme a Donato Lamorte, l'appartamento di Boulevard Princesse Charlotte numero 14, a Montecarlo. «Ricordo - ha dichiarato al Corriere della Sera - che entrando in quella casa ci dicemmo subito che sarebbe stato più conveniente venderla che ristrutturarla. Era ridotta malissimo». I pm romani l'hanno ascoltata a Piazzale Clodio. E non solo per capire in che condizioni fosse la casetta della contessa Colleoni. Perché dopo la compagna Elisabetta, Rita è la seconda donna del presidente. Nel «come eravamo» dell'Msi e poi di An la Marino compare sempre. Come nella foto del matrimonio di Daniela di Sotto con il primo marito Sergio Mariani. In quello scatto a colori del settembre '76 davanti al muro con la scritta «molti nemici, molto onore» e la «m» di Mussolini c'era anche lei col marito Ernesto Cardone. Passano gli anni, le correnti e i matrimoni. Ma lei è sempre rimasta accanto a Gianfranco. Anche il 22 aprile di quest'anno, alla direzione nazionale del Pdl che ha visto consumarsi il divorzio fra Fini e Berlusconi. Vicina a Mirabello per prendersi cura della povera Elisabetta, lapidata sulla via di Montecarlo. Il suo nome compare addirittura nell'atto costitutivo dell'associazione «Il Popolo della Libertà» del 27 febbraio 2008. Ma anche nelle intercettazioni relative alle indagini sul costruttore Francesco De Vito Piscicelli in carcere con l'accusa di corruzione per la costruzione, mai compiuta, della Scuola Marescialli di Firenze, e coinvolto nell'inchiesta sulla cricca dei Grandi Eventi. Tu quoque, Rita!, Avrà pensato il povero Gianfranco. Che il 15 settembre 2009, almeno così riporta un articolo del Corriere della Sera, ebbe pure il coraggio di pronunciare queste parole: «Quanto è accaduto nel 2006 ha segnato l'anno della svolta nella mia vita privata, mi ha fatto capire chi avessi intorno».

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