"Quella casa non è di Tulliani"
A Vicenza il suo trascorso da senatore più o meno se lo ricordano tutti. Qualcuno addirittura ha ancora in mente la bandiera della Lega Nord che sventolava sul balcone del suo appartamento all'ultimo piano di quel grigio condominio nel quartiere dei Cappuccini. Erano gli anni Novanta. Anzi, per la precisione, era il 1994. Renato Ellero, classe 1944, avvocato penalista e docente di diritto a Padova, era appena approdato a Palazzo Madama vincendo le elezioni con la Lega nel collegio di Bassano del Grappa. Un convinto nordista, approdato nelle liste del Carroccio dopo una lunga militanza nella Dc iniziata negli anni '70 e conclusasi a metà degli '80. Ma il trasformismo politico per l'avvocato non è mai stato un problema tanto che, il 24 gennaio del 1995, all'indomani del cosiddetto «ribaltone» che mise in crisi il primo governo di Silvio Berlusconi, l'allora senatore della Lega contestò la scelta di Bossi di abbandonare il centrodestra e uscì dal Carroccio, fondando la Lega federalista italiana. Una decisione che risultò essere fallimentare quando nel 1996, caduto il governo Berlusconi e deciso che Lif si sarebbe presentata da sola alle elezioni sotto il simbolo dell'Associazione Mani pulite, Ellero perse il suo seggio al Senato. Una delusione per l'avvocato che, da allora, ha iniziato a lanciare bordate al mondo della politica. Così la nuova rivelazione di Ellero («La casa di Montecarlo è di un mio cliente e non di Giancarlo Tulliani» specificando che «non è mio cliente l'onorevole Fini, né Elisabetta Tulliani, né il fratello Giancarlo») si trasforma solo nella punta dell'iceberg di una lunga sequenza di interviste e interventi televisivi tutti visibili in internet dove l'avvocato si sfoga contro tutti. Ne ha per Berlusconi, per il ministro della Giustizia Angelino Alfano, per la Lega ma soprattutto contro gli italiani. Un anno fa, poco dopo la sentenza sul caso Mills, in un'intervista a La Sberla.net, blog d'informazione della provincia di Vicenza curato da Marco Milioni, attacca: «Berlusconi è un uomo d'affari: è di quelli che si chiamano squali, lui divora tutto quello che trova». E questo è solo l'inizio. Subito dopo parla di riforma della giustizia («un'oscenità giuridica») e definisce il Guardasigilli un uomo che «non può dipingere perché non sa tenere il pennello in mano. Se gli facessi l'esame lo boccerei in tre minuti». Poi ritorna sul premier: «Credo che Berlusconi si sia comprato tutte le case di fabbricazione di colle e abbia formato una colla che si attacca sui glutei e una volta che si è attaccata, diventa inestricabile il legame con la poltrona». Il meglio di sé però Ellero l'ha dato il 16 gennaio del 2009 quando, sempre intervistato da Milioni (giornalista freelance candidato alle ultime Regionali in Veneto da indipendente nelle liste dell'Idv), ha commentato i costumi degli italiani: «Noi, siamo abituati a fare compromessi con tutto: io non ho alcuna fiducia nel popolo italiano». E nella stessa occasione ha colto la palla al balzo per attaccare il Carroccio: «La Lega non è in grado di rappresentare gli interessi del Nord. Che poi facciano spot per carpire la fiducia dei propri elettori ben venga per loro. Voglio essere chiaro: se il truffatore inganna la vecchietta allora è un mascalzone ma se il truffatore inganna l'imprenditore allora fa bene». Parole che fino a ieri sembravano essere affidate agli archivi del web ma che sono tornate alla ribalta facendo riemergere tutte le perplessità dei leghisti nei confronti del loro ex alleato. Il primo a tracciarne un profilo è Francesco Speroni, europarlamentare del Carroccio e capogruppo al Senato fino al 1994: «Era molto presuntuso, uno che credeva di essere il migliore» anche per il suo incarico accademico all'università di Padova. «È uno che ha tradito il suo partito». Pareri condivisi, in parte, anche dalla conterranea Manuela Dal Lago, presidente della commissione Attività produttive della Camera, che però preferisce calcare la mano sulla rivelazione di ieri: «È due mesi che si parla di Montecarlo e della casa di Tulliani. Perché non ne ha parlato prima?». E continua: «Sembra di vivere in una soap opera dove le notizie vengono date a rate». Dubbi ai quali Ellero cerca di dare risposta: «Questa storia non è venuta fuori in ritardo ma quando ho parlato con il mio cliente. Prima pensava che questa lettera fosse inventata, poi gli ha dato fastidio che il ministro di Santa Lucia abbia dichiarato un nome diverso». Ma non solo i leghisti sembrano avere perplessità su Ellero, anche tra gli ex forzisti ora confluiti nel Pdl c'è qualcuno che racconta simpatici aneddoti sull'avvocato. Ed è proprio l'ex sindaco di Vicenza Enrico Hullweck (deputato della Lega Nord fino al ribaltone di Bossi e poi confluito in FI) a raccontare quando nel 1993 l'avvocato assunse l'incarico di difendere un veggente che sosteneva che la Madonna di Poleo gli dettasse messaggi. E così, mentre il vescovo vietava ai preti di frequentare quei luoghi e metteva in guardia i fedeli, Ellero, «con una passione inaudita - commenta Hullweck – difese quell'uomo. Nulla di strano. Lo sappiamo tutti che Ellero è un appassionato di cause particolari».