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I misteri di Santa Lucia

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Una spiaggia sull'isola di Santa Lucia, paradiso fiscale al centro della vicenda della casa di Montecarlo

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Fino a qualche mese fa era solo un puntino sulla carta geografica di chi, nel mar dei Caraibi, si lascia trasportare dai venti tropicali. Oggi Saint Lucia, isola delle Piccole Antille a nord delle isole di Saint Vincent e Grenadine e a sud della Martinica, è conosciuta anche dall'uomo della strada. La storia della casa di Montecarlo, abitata da Giancarlo Tulliani e venduta da Alleanza Nazionale a più società off-shore, ha portato l'atollo agli onori della cronaca. Così Saint Lucia paradiso di acque cristalline e di palme, è ora noto soprattutto come paradiso fiscale. Un luogo cioè dove la tassazione dei capitali che arrivano da ogni parte del mondo è praticamente pari allo zero. E dove le domande su cosa si deposita, e soprattutto da dove vengano i liquidi che si mettono sui conti bancari, sono ridotte a poche e scarne formalità. Un aspetto che fa diventare questi luoghi particolarmente ambiti da chi vuole stabilire un'impresa (che non a caso sono dette offshore). Già, le regole particolarmente rigide sul segreto bancario consentono di compiere transazioni coperte. Non intercettabili dai normali mezzi di investigazione a disposizione dei paesi normali. E chi opera con una società iscritta e fondata a Saint Lucia può cioè sfuggire alle fastidiose rogatorie internazionali. E cioè la richiesta dei magistrati di uno stato sovrano su determinate attività imprenditoriali o finanziarie. C'è un altro aspetto che fa del paradiso in questione un eden per chi vuole compiere azioni al limite della legalità senza farsi prendere con le mani nel sacco. Le lungaggini burocratiche sono un termine che nella capitale Castries non ha diritto di esistenza. La leggerezza del diritto commerciale anglossassone, (invocato in Italia anche dal ministro Giulio Tremonti con la sua riforma per aprire un'impresa in un giorno) a Saint Lucia è regola di vita. Anche perché in questi paesi non esiste la figura del notaio, ufficiale pubblico che rende inoppugnabile un atto. Niente di pubblico. Solo avvocati che certificano in uffici modesti la nascita di società come la Timara e la Printemps, al centro del caso Tulliani, senza tante formalità. È insomma l'apoteosi dell'autocertificazione. Nasce una società e nel pieno rispetto della persona giuridica agisce attraverso un rappresentante in tutto il mondo. Quello che c'è dietro resta custodito gelosamente nelle maglie della legge del paradiso. Un meccanismo che è diventato business. Spesso infatti il legale rappresentante è proprio l'avvocato di Saint Lucia che agisce con la procura del reale proprietario che quindi non appare mai. Non solo. Le società nascono così facilmente che ne è nato un commercio internazionale. Studi legali con sede a Saint Lucia così come a Turks e Caicos o ad Aruba inviano i loro messi nelle sedi di banche di paesi europei, come la Svizzera o anche perché no di Montecarlo, con leggi fiscali più blande. Davanti a un tavolo di Basilea o di un qualunque studio monegasco le società sono vendute con un semplice contratto ad enti finanziari che le usano per immettere nel loro bilancio beni immobili, come case, barche e terreni da sottrarre all'erario. Un gioco da ragazzi. In alcuni casi e conoscendo i giusti giri si può entrare in possesso di uno schermo societario anche con meno di 500 dollari. Attenzione si può ottenere la titolarità di una società ma questo non consente di effettuare azioni illegali in Italia o in Francia dove gli ispettori del fisco difficilmente lasciano tranquille le aziende con bandiere di paradisi fiscali. Ma tant'è, il commercio esiste. E non è finita. C'è anche un altro aspetto da tenere presente nella vita di Timara e Printemps. Se in Italia la cessione di quote societarie va comunicata e pubblicizzata presso Camere di Commercio e con atti notarili, a Saint Lucia la vita è più facile. Il passaggio societario è una formalità. In venti minuti di fronte al solito avvocato si può cedere nome e patrimonio senza problemi. Chissà se l'avvocato Renato Ellero non dica un'assoluta verità quando spiega che la casa non è di Tulliani. Ellero specifica che appartiene a un suo cliente ma non sa da quando. L'ha saputo mercoledì scorso. Vista la rapidità delle leggi di Saint Lucia magari l'ultimo proprietario di Timara e Printemps se ne è disfatto martedì scorso.  

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