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I finiani voltano pagina "Ora si pensi al Paese"

Gianfranco Fini durante il suo intervento a conclusione della festa di Futuro e Libertà

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Chi ha sentito ieri Gianfranco Fini lo descrive come «liberato» e «sereno». Si è tolto un peso dallo stomaco. Ha detto la sua verità. Una verità che è piaciuta molto ai suoi fedelissimi e che segna un nuovo inizio per Futuro e Libertà. E così, alla vigilia dell'inizio di una settimana particolarmente delicata durante la quale si capirà se Fli darà o meno la fiducia al discorso programmatico di Berlusconi, i «futuristi» tornano alla carica: «Per noi la vicenda della casa di Montecarlo è chiusa qui» dice lapidario il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino. E aggiunge: «Da oggi ci occupiamo, come Generazione Italia sul territorio e come Futuro e Libertà in Parlamento, solo ed esclusivamente delle questioni politiche che interessano i cittadini. Non cadiamo più nella trappola di polemiche che tolgono tempo alla politica che invece ha l'obbligo di governare il Paese». Ma il passaggio del discorso del presidente della Camera che più sembra aver soddisfatto i finiani è stato quello in cui il numero uno di Montecitorio ha scaricato i «falchi» del suo partito, sostenendo che, al contrario di quanto dichiarato da Carmelo Briguglio, «la campagna su Montecarlo si è avvalsa di illazioni (...) e non penso ai nostri servizi di intelligence». «Finalmente Fini ha stoppato queste persone che ci mettono in imbarazzo» è lo sfogo dell'ex capo della segreteria politica di Fini e attualmente presidente del comitato dei garanti di An, Donato Lamorte che aggiunge: «È ovvio che vogliamo si smorzino i toni e per questo Fabio Granata e Carmelo Briguglio dovrebbero evitare di rilasciare certe dichiarazioni. Ora è il momento di fare la vera politica. E mi sembra non ci sia nulla di male se Fini, nel suo messaggio, ha detto di essere ingenuo perché è ingenuo coluì che è tradito, ma chi tradisce è un infame». Non solo Lamorte ha auspicato di tornare a preoccuparsi dei problemi del Paese, ma anche il deputato finiano Giuseppe Consolo, uomo che ha fatto più volte riappacificare Berlusconi con Fini e che giovedì scorso ha invitato a cena a casa propria il presidente della Camera con una quindicina di colleghi «colombe» di Fli, si è sfogato: «Ho percepito dal videomessaggio che Fini ha voluto riprendere in mano il rapporto con i media facendo ben intendere sia ai "falchi" che alle "colombe" che la devono smettere di rilasciare dichiarazioni non concordate». Altro problema che in settimana i finiani potrebbero trovarsi a gestire è il caso del senatore Francesco Pontone che sembrerebbe pronto a lasciare Fli facendo decadere il gruppo a Palazzo Madama. Parole rassicuranti però arrivano da Lamorte: «Pontone non lascerà Fli. Ha dato le sue dimissioni dal comitato dei garanti non per colpa della casa di Montecarlo ma perché è stanco. Ma anche in questo caso spero torni sulle sue posizioni. Lui ha solo eseguito gli ordini di Fini».

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