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Il ministro della Giustizia di Santa Lucia: il cognato di Fini titolare delle due società

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.Lo conferma il governo di Santa Lucia, dove sono state registrate le società Printemps Ltd e Timara Ltd. Dunque la lettera apparsa sui giornali con cui il ministro della Giustizia del paradiso fiscale caraibico, Rudolph Francis, spiega al primo ministro King Stephenson che il titolare delle società è il fratello della compagna di Fini è «autentica». Lo ha spiegato ieri lo stesso ministro Francis in una conferenza stampa a Santa Lucia. Oggi sarà Fini a dire la sua verità in un videomessaggio sui siti internet di Generazione Italia, Secolo d'Italia e Libertiamo. Ma la versione del governo di Santa Lucia sembra non lasciare vie d'uscita al numero uno di Montecitorio. Il ministro Francis ha affermato di aver scritto lui stesso la lettera per il premier dello Stato caraibico spiegando che questo tipo di indagini avvengono «quando il nome del nostro Stato viene citato in caso di inchieste o notizie giornalistiche», ma «raramente», ha aggiunto, i documenti prodotti arrivano alla stampa. La vicenda rischiava di danneggiare l'economia dell'isola, da qui la sua decisione di informare il primo ministro con un documento che sarebbe dovuto restare riservato e che il ministro Francis non si spiega come, invece, sia potuto arrivare «nelle mani dei giornalisti che l'hanno pubblicato». Verrà quindi aperta un'inchiesta sulla «fuga di notizie». Già l'altroieri Il Fatto Quotidiano era riuscito a rintracciare il ministro di Santa Lucia e a raccogliere quella che sembrava una conferma («il documento è vero»), mentre negli stessi minuti, negli studi di Annozero, Italo Bocchino sposava la tesi del «falso» e del «dossieraggio» (evocando anche l'«attenzione» di Paesi su cui è «concentrata» la politica estera italiana, come Russia e Libia) ai danni del presidente della Camera, puntando il dito contro la presunta «regia» del presidente del Consiglio. Eppure secondo il capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera, Bocchino, le spiegazioni del ministro della Giustizia di Santa Lucia «non cambiano il quadro perché la certezza che Tulliani non è il proprietario di società off-shore Fini ce l'aveva prima e ce l'ha ora. È falso lo scritto di quella lettera ed è falso che l'appartamento appartenga a Tulliani». Da parte sua Valter Lavitola, direttore de L'Avanti, accusato dallo stesso Bocchino di aver fabbricato il documento falso, ha annunciato di «essere pronto a querelare». Ieri ha incontrato il premier Berlusconi a Palazzo Grazioli: «Ogni tanto vado a salutarlo, che male c'è?», ha detto Lavitola. E ha aggiunto: «Ho detto a Berlusconi che "persino un pesce piccolo come me viene messo sulla graticola per il fatto di esserti amico"». Adesso tocca al presidente della Camera che ha deciso di chiarire la vicenda. Una scelta netta, nonostante si fosse ripromesso di intervenire solo dopo la fine delle indagini. Sarà un contrattacco alla «campagna di disinformazione» e di veleni di questi mesi. Ma il presidente dovrebbe affrontare anche temi di più ampio respiro. Sarà dura comunque. Ci sono novità anche dalla procura di Roma. Dai documenti acquisiti dai pm nella sede romana di Alleanza Nazionale di via della Scrofa non sono emersi elementi che provino un'offerta di acquisto alternativa rispetto a quella compiuta dalla società off-shore (300 mila euro) che ha poi acquistato l'immobile. L'inchiesta romana, partita dalla denuncia di due consiglieri de La Destra, mira ad accertare se l'appartamento, di una sessantina di metri quadrati in Boulevard Princesse Charlotte, sia stato «svenduto». Proprio per questo si attendono (ancora) gli atti dalle autorità monegasche dai quali sarà possibile stabilire il valore dell'immobile lasciato ad An dalla contessa Colleoni.

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