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Bossi ora teme l'avanzata tedesca

Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi

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Ha brigato insieme alle Fondazioni azioniste per far fuori Alessandro Profumo. Ieri, però, la Lega Nord ha capito che la defenestrazione troppo veloce dell'ad potrebbe rivelarsi una pillola amara. In casa di Bossi si sono resi conto che, anche se per poco tempo, la banca è in mano ai tedeschi, visto che il presidente Dieter Rampl ha ottenuto dal cda di martedì notte tutti i poteri operativi. Una fase di transizione che sarà presto superata con l'arrivo del nuovo ad, la cui ricerca però non è così scontata. Insomma i teutonici sono al comando della principale banca italiana. Le lacrime di coccodrillo del Senatur sono leggibili nell'invito a unire le armi per difendere l'italianità rivolto alle Fondazioni: «Le fondazioni non stiano con le mani in mano e organizzino una difesa». Bossi ha puntato il dito troppo tardi contro «le dimissioni al buio» dell'ormai ex ad. A rinforzare i timori di Bossi sono arrivate le parole di Rampl che ieri ha ipotizzato una visione non certo legata ai territori tanto cari ai leghisti. «Sono totalmente convinto che troveremo nel futuro il nostro successo solo in un orientamento paneuropeo» ha spiegato il presidente Rampl ai suoi dipendenti in una lettera. Proprio l'Europa, spesso demonio per i leghisti legati spasmodicamente al loro «locale». La visione internazionale della banca non cambia. O forse si modifica ma sempre con una buona parte del business Oltralpe. Poi la sua difesa ha interessato Profumo. «La decisione di far rassegnare le dimissioni a Profumo non è stata di una persona ma del board. È stata il risultato di differenti vedute riguardo alla governance» ha spiegato Rampl. Infine da presidente con troppi poteri ha rassicurato Bankitalia i cui regolamenti non prevedono troppe deleghe operative alla figura del presidente. «Non c'è ancora una lista ristretta di candidati per il posto di Alessandro Profumo, e Unicredit valuterà sia nomi interni sia esterni al gruppo» Il toto nomine già impazza. Per ora c'è solo l'identikit del sostituto. Un manager quarantenne, probabilmente milanese o che in città ha vissuto e lavorato, gradito alle fondazioni del Nord e a quella siciliana, e che abbia già ricoperto un ruolo istituzionale di amministratore delegato in una società finanziaria. Un profilo tracciato negli ambienti finanziari, che aggiungono anche fra le condizioni i buoni rapporti con il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e il vicepresidente della banca Fabrizio Palenzona, l'esperienza con il mondo finanziario tedesco, e una posizione indipendente rispetto alla politica, ma che venga apprezzato in maniera bipartisan da Tremonti, dal leghista Giancarlo Giorgetti ed Enrico Letta. Tra i candidati Gianpiero Auletta Armenise, già alla guida di Ubi Banca. Altro nome è quello di Matteo Arpe, ex numero uno di Capitalia ora a Banca Profilo. Si parla anche di Andrea Orcell in Merril Lynch. Nella rosa dei nomi inoltre c'è Marco Morelli, già ad Mps e di recente approdato a Intesa Sanpaolo. Non manca poi chi punta sul direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. Infine in lizza c'è anche un profilo interno come quello del trentino Roberto Nicastro, vice Ceo.

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