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Si indaga sui conti esteri di An

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L'edificio in Boulevard Princesse Charlotte 14 a Montecarlo, dove si trova  l'appartamento abitato da Giancarlo Tulliani

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Sono le undici del mattino quando un paio di sottufficiali della Guardia di Finanza suona al portone di An in via della Scrofa. Vi rimarranno quattro ore. Non si tratta di una perquisizione ma di un'ulteriore acquisizione di atti dopo le due «visite» effettuate nelle settimane scorse. Gli uomini delle Fiamme Gialle che ieri sono andati negli uffici di An appartengono al gruppo di polizia tributaria di via dell'Olmata. E sono agli ordini della Procura di Roma, in particolare dei pubblici ministeri che stanno indagando sulla vendita dell'appartamento che il partito di Fini ebbe in eredità dalla contessa Colleoni e vendette a una società off shore del paradiso fiscale di Santa Lucia nei Caraibi. Casa che ora è abitata da Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, compagna del presidente della Camera. Perché questa nuova visita dei finanzieri? Spiegano gli investigatori che era necessaria per acquisre nuova documentazione. I finanzieri cercavano carte sui conti esteri di Alleanza nazionale, di cui gli stessi amministratori di via della Scrofa, hanno avuta notizia solo di recente. La contessa Colleoni aveva anche fondi in Svizzera presso la banca Ubs. In parte si trattava di soldi liquidi, in parte di titoli di Stato. I secondi sono rimasti in Svizzera. Si tratterebbe di titoli che hanno scadenze molto lunghe e tassi molto elevati rispetto a quelli attuali, e quindi non era conveniente disinvestirli. I conti con i contanti sono stati invece chiusi, l'ammontare era di 773.727 euro e sono stati iscritti nel bilancio di An soltanto nel 2009 alla voce «plusvalenze da alienazioni». Il punto è proprio questo. Perché, sebbene l'eredità risalga alla fine degli anni Novanta, i soldi sono stati iscritti nel documento contabile del partito un decennio dopo? L'interrogativo che si pongono gli investigatori è lo stesso che si sono fatti i componenti berlusconiani del comitato dei garanti di via della Scrofa quando è stato approvato l'ultimo bilancio. Era il giugno scorso e l'affaire Montecarlo doveva ancora scoppiare. In quell'occasione il comitato di gestione spiegò che in realtà di quei soldi non vi era traccia nel testamento che la nobildonna aveva fatto redigere. Il sospetto degli inquirenti potrebbe essere quello che i fondi siano stati utilizzati per altri fini o magari che su quei conti siano transitate operazioni che potrebbero avere a che fare con la vendita di Montecarlo. Oppure è assai probabile, ed è l'ipotesi al momento più credibile, è che di quei conti correnti ad Alleanza nazionale nessuno ne sapesse alcunché. Quel che ha suscitato sospetti veri tra i finiani è che la visita della Finanza sia avvenuta proprio in simultanea con quello che gli uomini del presidente della Camera considerano un dossieraggio ad opera dei servizi segreti. Quel che è sicuro è che le Fiamme Gialle hanno suonato al portone di An proprio il giorno dopo le dimissioni di Franco Pontone dalla presidenza del comitato di gestione di An. Sembra una coincidenza ma c'è chi sospetta non lo sia.

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