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La tv d'autunno è già impazzita

Paolo Garimberti (Presidente Rai)

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Mobilitazione e allarme al Decimo Tuscolano. Contro gli agenti di «Distretto di polizia» muove minaccioso il capitano di ventura Bartolomeo Colleoni Zaia. Che, atlante storico alla mano, ha rivendicato il ruolo della Serenissima in difesa di Bergamo. È insorto con un ritardo di seicento anni, ma per una causa irrinunciabile. Quale? Beh, memore degli antichi contrasti tra Venezia e il Ducato di Milano, Colleoni Zaia ha scritto al plenipotenziario di Segrate, Fidel Confalonieri, manifestando la propria indignazione per - nientemeno - la coloritura «superficiale e stereotipata» che gli sceneggiatori di «Distretto» hanno dato al nuovo personaggio del poliziotto Giovanni Brenta, un bergamasco che «non brilla né per sensibilità né per intelligenza». Apriti cielo. Colleoni Zaia, incidentalmente anche Governatore del Veneto, ha preso carta e penna e ha scritto una letterona ai vertici Mediaset in bella mostra sulla «Padania» di ieri. «Basta prendere in giro la gente del Nord» era il titolo, questa «è tv spazzatura» il finale, e nel mezzo l'affondo a Fidel: «So che non ho il potere di cambiare le produzioni né i palinsesti televisivi, ma almeno voglio farti sentire la forte incazzatura mia personale e di milioni di miei concittadini veneti a est e a ovest del Tagliamento e dell'Adda. Posto che i tuoi autori sappiano andare oltre il Tevere e l'Aniene». Frasi da far tremare i polsi a Confalonieri: milioni di orobici e lagunari coalizzati contro un solo volenteroso personaggio di fantasia, reo di incarnare un figlio di quelle terre dove - leggenda vuole - non si è troppo sprint a livello intellettuale. Che è repertorio da stadio o da vecchi film: chi non ricorda il «ghisa» che a Piazza Duomo ascolta i farfugliamenti poliglotti di Totò e Peppino e conclude: «Ma da dove venite, dalla Val Brembana»? Eppure, a queste quisquilie e pinzillacchere mediatiche si dedicano i politici italo-padani. Per Colleoni Zaia è ormai una campagna d'autunno: aveva già tuonato contro la romanità dei «Cesaroni», magari adesso proporrà una serie di favole sceneggiate per il Biscione. Fiction che possano ammansire i telespettatori del settentrione felix, tipo «La càvra del Zàmbel» o «Il folletto della Val Taleggio». A Mediaset hanno accolto con dignità l'intemerata del Governatore: «Terroni e polentoni sono due figure classiche non solo del cinema e della fiction ma anche del teatro italiano», ha commentato il saggio Confalonieri. E il produttore di «Distretto» Pietro Valsecchi ha chiosato: «È singolare come non si sia levato alcun coro di indignazione per un altro personaggio altrettanto svampito e non brillante per intelligenza come quello di Marzocca, presente nella serie per anni. Forse perchè era romano». Aggiungiamo noi: quando un simbolo capitolino come Totti ironizza su se stesso negli spot o nelle barzellette non si risente nessuno, dentro il Raccordo Anulare. Ma le epistole di Colleoni Zaia sono solo il prologo di un autunno televisivo che avrà il sapore di una maionese impazzita. Nell'imminenza della Santoreide 2010-2011, con Michele che già spara ad alzo zero e l'immancabile corollario del contratto di Travaglio, ha tenuto banco nelle scorse ore la questione dello spot di «Parla con me». La trasmissione satirica della Dandini, che dovrebbe andare in onda dal 28 settembre su Raitre, si annuncia con un trailer nel quale si ironizza sul direttore del Tg1 Minzolini. E subito si è alzata una canizza: il presidentissimo di Viale Mazzini ha giudicato lo sketch «poco opportuno», perchè nell'azienda è meglio «fare gioco di squadra, e comunque non si trattava una nota censoria, perché «io difendo la libertà di tutti». E poi, sottolinea ancora Garimberti, lui sa bene che «i tg e i talk show non devono essere al servizio dei partiti, e ribadisce che «l'informazione deve essere pluralista». Risposta a stretto giro di posta del duraturo comandante della terza rete Rai, Ruffini: «La satira fa parte della memoria storica della tv pubblica», e lì evoca Alighiero Noschese, Ugo Tognazzi, Gianni Agus e Raimondo Vianello. Chi la prende male è proprio la Dandini, che denuncia «un clima intimidatorio che non giova alla creatività», teme per il contratto dello show, che non è stato ancora firmato, e osserva: «Lo spot bloccato? Le dichiarazioni di Garimberti? Ogni giorno c'è un capitolo nuovo. Sul nostro programma si sta facendo un'inutile e sfibrante polemica da mesi. Ma la cosa è molto più semplice: la Rai ha tutto il diritto e la possibilità di non produrre un'altra stagione di "Parla con me". Il programma è così da sette anni, ha il successo che ha avuto, non cambierà e non cambieremo». Tenterà di attestarsi sul Piave, mica scenderà a Teano. Intanto i membri del cda si accapigliano sulla trovata dello spot, e il Pdci illumina il buio della sinistra: «Vogliono far fuori Santoro, Travaglio, Dandini e Vauro». Niente di nuovo sul fronte catodico.

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