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I finiani in trincea contro Viale Mazzini e il Tg di Minzolini

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Ifedelissimi del presidente della Camera hanno infatti depositato una mozione - primo firmatario il capogruppo Italo Bocchino - che impegni il governo ad assicurare il pluralismo nel servizio pubblico. Un testo, controfirmato da tutti i deputati di Fli, che verte sul principio per cui «l'esecutivo è doppiamente responsabile rispetto alle violazioni da parte della Rai dei principi di corretta, completezza e imparzialità dell'informazione». La strategia dei finiani è chiara e punta a colpire due bersagli: il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e il direttore generale di Viale Mazzini, Mauro Masi. Il Tg1 «attraverso gli ormai famosi editoriali del suo direttore partecipa al dibattito politico e istituzionale a sostegno di determinate posizioni o proposte legislative», in particolare «a sostegno delle posizioni del presidente del Consiglio contro quelle del presidente della Camera», mentre il direttore generale «è giunto ad avocare una responsabilità sostanzialmente esclusiva sui programmi di informazione e approfondimento politico, secondo criteri, che appaiono chiaramente ispirati a valutazioni di opportunità politica e non al rispetto degli obblighi connessi al servizio pubblico di informazione». Una denuncia che innesca la reazione perplessa del presidente della Rai, Paolo Garimberti, «Non so nulla di questa mozione, sono totalmente ignorante sull'argomento», dice il presidente del Cda di Viale Mazzini. «Ma in generale - aggiunge Garimberti - dico ancora una volta che noi siamo servizio pubblico e non servizio dei partiti. Detto questo, non esiste l'obiettività assoluta, non può esistere». Per Garimberti «pretendere l'obiettività a 360 gradi è chiedere troppo. Ma la completezza dell'informazione, non ignorare questo o quel protagonista dovrebbe far parte della nostra deontologia e della nostra linea di comportamento». Un monito che Garimberti rivolge a tutti i tg e a tutti i talk. «Oggi c'è sempre più il tentativo dei governi di mettere le mani sulle tv, soprattutto pubbliche. Non penso che l'Italia sia un'eccezione - prosegue Garimberti - La tv pubblica deve essere al servizio del pubblico, non la tv di Stato che ho conosciuto nei miei tempi moscoviti. Il rischio - conclude il presidente Rai - è molto forte perché è un'offensiva concentrica. In Italia il problema è forte e acuto».

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