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I finiani attaccano: "Contro Gianfranco dossieraggio falso dei servizi deviati"

I finiani Fabio Granata, Italo Bocchino e Giorgio Conte

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Il dialogo è finito. I finiani non ci stanno più a vedere il proprio leader sempre più vittima della campagna mediatica da parte della stampa vicina al presidente del Consiglio e così ieri, urlando alla scandalo e tirando in ballo addirittura i servizi segreti, hanno dato sfogo alle proteste. È toccato a Carmelo Briguglio, deputato di Fli, scendere in campo per difendere Gianfranco Fini. E da componente del Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ndr) attacca: «Chiederò a D'Alema, (presidente del Copasir, ndr) una decisa iniziativa in relazione alla pubblicazione di atti di dubbia autenticità, se non addirittura falsi, formalmente intestati ad autorità di Stati stranieri, con lo scopo di alimentare la campagna scandalistica contro la terza carica dello Stato italiano». E aggiunge: «In particolare chiederò di approfondire, al di là delle smentite ufficiali, sia la possibile partecipazione a questa azione di dossieraggio di pezzi di servizi deviati, sia l'attività della nostra intelligence a tutela delle massime cariche della Repubblica». Dichiarazioni che a catena hanno suscitato quelle di molti altri finiani. E così, se Enzo Raisi definisce il tutto come «una mascalzonata creata ad arte. Una polpetta avvelenata» tirando in ballo Dagospia e il Giornale considerati colpevoli di avere «rapporti con i servizi segreti», Italo Bocchino rincara la dose: «Quel documento (il riferimento è alle ultime rivelazioni sulla casa di Montecarlo, ndr) è una patacca. Una notizia falsa che crea azione di dossieraggio». E così, mentre anche Giancarlo Tulliani, attraverso i suoi avvocati, smentisce di essere il proprietario dell'appartamento di Montecarlo in cui risiede, la sequenza di dichiarazioni in favore del presidente della Camera si allunga. Per lo storico caposegreteria di Fini, il deputato Donato Lamorte, si tratta «di una telenovela che non interessa più nessuno. E i risultati saranno un boomerang contro chi l'ha orchestrata». Indignato anche l'intervento del vicecapogruppo Fli alla Camera, Giorgio Conte: «Surreale che oggi si discuta su presunti dossier che vengono da Santo Domingo e si eviti di fermare l'attenzione sul fatto che a Montecitorio sia stato impedito di usare le intercettazioni raccolte sul dirigente del Pdl, Nicola Cosentino, che è indagato per mafia». Ma le proteste, ad un certo punto, si tingono di rosa tanto che anche le deputate finiane Catia Polidori e Souad Sbai si sfogano. E, se la prima, oltre a chiedere alla politica un'inversione di marcia, attacca Vittorio Feltri («Penso che sarebbe segno di intelligenza se ci mettessimo a fare politica e non gossip evitando di permettere che un direttore di giornale condizioni il Governo»), la seconda lancia una frecciata ai colleghi: «Se Fini avesse voluto lucrare con i soldi del partito di sicuro non si sarebbe accontentato di 60 metriquadri a Montecarlo. Voglio credere alla sua buonafede ma lui si guardi da Fabio Granata e company che sono in malafede».

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