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Baudo in lacrime: "Non ha resistito"

Pippo Baudo

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«Sapevo che Sandra non aveva più nessuna voglia di restare ancorata alla vita e desiderava ricongiungersi al suo Raimondo. Adesso che se ne è andata, nessuno sarà in grado di prenderne l'eredità artistica. Sandra era insostituibile, come insostituibile è la coppia che formava con il suo compagno di vita e di lavoro». Il ricordo, struggente e malinconico, ma pieno di affetto, è di Pippo Baudo, amico fraterno della coppia. Data la cinquantennale amicizia che legava Baudo a Sandra e Raimondo, è ipotizzabile che i due artisti siano ricordati all'interno di «Novecento», programma di cui il conduttore è tornato al timone su Raitre. Quando aveva conosciuto Sandra Mondaini? Negli anni sessanta. Li ho incontrati insieme, lei e Raimondo, e da qual momento in poi li ho sempre frequentati in coppia. Erano inseparabili. A quel tempo abitavano a Roma, poi si sono trasferiti a Milano per lavorare all'allora Fininvest. Hanno sempre fatto parte della mia vita. Dopo la morte di Raimondo, lei è stato particolarmente vicino alla Mondaini. Le telefonavo spessissimo. Era felice quando riconosceva la mia voce. Ma quando l'incitavo a farsi coraggio ed a resistere, mi mandava a quel paese con dolcezza e delicatezza ma con incredibile fermezza. Non ne voleva sentir parlare. Spesso, però, era talmente affranta che non riusciva a chiacchierare al telefono. Allora i filippini che oramai rappresentavano la sua famiglia, mi dicevano che in quel momento era meglio lasciarla in pace. Io però, non demordevo e tentavo di rincuorarla il giorno successivo. Il ricordo più bello di Sandra Mondaini? Sono stati cinquant'anni di ricordi fraterni e pieni di amicizia. Un sentimento nel quale tutti e tre credevamo molto. Ricordo, ad esempio, che quando loro erano a Roma andavamo insieme a mangiare la pizza a piazza dei Giochi Delfici. Abitavano nello stesso condominio di Raffaella Carrà ed io, la sera, ero spessissimo da loro. Anche quando si sono trasferiti a Milano, il nostro rapporto è rimasto intenso. Quando si è accorto che Sandra aveva deciso di lasciarsi andare? Il giorno dei funerali di Raimondo. Le ho letto negli occhi la voglia di abbandonare tutto. Era evidente che le cose della vita non le appartenevano più. Lei lo confessava e si capiva benissimo che nelle sue parole c'era un tragico fondamento di verità. Ha resistito cinque mesi, alla scomparsa di Raimondo. In questo periodo la malattia di cui soffriva, una terribile vasculite che le procurava dolori fisici di grandissima intensità, le dava meno sofferenze della mancanza del marito. Era davvero così straordinaria la coppia Vianello-Mondaini? La gente ammirava l'intesa e la complicità che avevano. Erano non solo marito e moglie, ma soprattutto amici e compagni di gioco. Vivevano la quotidianità all'insegna del sano umorismo e dell'ironia che poi portavano sullo schermo. Tra loro non c'è mai stata gelosia né personale né professionale. Insieme si divertivano, si completavano. Mai più ci sarà una coppia di artisti e forse di coniugi come loro. Andrà ai funerali? Certo. Adesso sono a Milano e resterò qui fino a quando non avrò salutato Sandra per l'ultima volta.

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