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"Ministeri al Nord? Follie leghiste"

Raffaele Bonanni

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{{IMG_SX}}Il leader della Cisl, Bonanni, boccia la proposta della Lega di trasferire i ministeri al Nord. «Questo non è federalismo. Le conseguenze: caos e più costi». «Spostare i ministeri al Nord? Mi sembra una dichiarazione estemporanea, una buotade di fine estate, un modo per non affrontare i problemi veri della pubblica amministrazione. Il federalismo vero si realizza non con una diversa dislocazione dei ministeri in una ipotetica seconda capitale italiana del Nord, ma con lo sfoltimento delle simmetrie amministrative che creano solo oneri finanziari aggiuntivi». Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, non vuole dare peso più di tanto alla proposta della Lega e rilancia puntando l'indice su quelle che sono i veri nodi, ovvero i costi eccessivi dell'amministrazione statale. Ma sarebbe davvero possibile, ammesso che ci sia una volontà politica, spostare le sedi dei ministeri al Nord? «Allora, mettiamo subito in chiaro che una cosa di questo genere non ha eguali in nessun altro Paese. Non esiste che i centri nevralgici della nazione, come lo sono i ministeri, non stiano nella Capitale. Detto questo un'operazione di tal fatta determinerebbe confusione e moltiplicazione dei costi, oltre ai disagi per i cittadini». Lo spostamento, secondo la Lega rientrerebbe nella logica del federalismo. «Ma andiamo a vedere come funzionano attualmente le amministrazioni pubbliche. Non c'è carenza di potere locale rispetto a quello centrale. Anzi quello locale è aumentato rispetto al passato. Quindi non c'è l'esigenza di una compensazione in chiave localistica. Se poi si vuole fare un'operazione simbolica, invece di rafforzare la coesione del Paese si creano le condizioni per divisioni. L'Italia diventerebbe come il Belgio. Discutiamo piuttosto del fatto che troppi enti fanno le stesse cose». In che modo c'è questa simmetria? «Il decentramento dei poteri dallo Stato centrale è stato fatto alla spicciolata, per strattoni, senza un disegno unitario e organico. Il federalismo finora è stato il frutto di accordi definiti di volta in volta e realizzati per tattiche politiche. Ogni questione sembra che si debba risolvere a Roma quando almeno la metà della spesa pubblica e del potere sulla spesa pubblica si esercita nelle regioni e nei comuni». Vuol dire che c'è stato un esproprio da parte dei poteri locali? «Non userei questo termine. Piuttosto si è creata una simmetria di funzioni e una moltiplicazione dei costi. Proposte come questa della Lega mi sembrano della prima ora quando non c'era nessun potere spostato». Allora che fare? «Nessuno dice niente del costo strabiliante dei livelli amministrativi simmetrici. Questi sì che vanno ridotti. Regioni, province, comuni, comunità montane non si giustificano. Occorrono livelli amministrativi semplificati, poco costosi, efficienti che significano luoghi di maggiore democrazia. Federalismo deve portare a una riduzione dei costi dell'amministrazione e del peso fiscale. Se vogliono davvero andare incontro ai cittadini occorre ridurre questi livelli perchè incompatibili con la velocità delle decisioni e con i costi altissimi». Quindi il suo è un no secco allo spostamento? «Spero che nessuno assecondi la proposta della Lega solo per tattica politica. È un'operazione costosa e confusionaria».

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