Muore da eroe
Ancora sangue italiano nella martoriata terra afghana. Ancora un caduto, un nostro soldato, andato lì per combattere i talebani e i terroristi ha perso la vita. Il tenente Alessandro Romani ieri mattina era nella provincia di Farah ed è stato colpito da uno o più colpi di kalashnikov durante un blitz per catturare quattro talebani che, poco prima, avevano piazzato una bomba lungo una strada. Il tenente Romani era nato a Roma (lunedì nella Capitale è stata proclamata una giornata di lutto cittadino). Aveva 36 anni ed era celibe. Era ufficiale del nono reggimento d'assalto paracadutisti «Col Moschin» della Folgore ed è stato ucciso nel distretto di Bakwa, a un anno esatto dalla strage di Kabul, in cui vennero uccisi altri sei parà della Folgore. Viveva a Livorno dove ha sede il «Col Moschin». Sulla sua morte la Procura di Roma ha aperto un fascicolo. Mentre unanime cordoglio è stato espresso dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, dal ministro della Difesa Ignazio La Russa e da tutte le forze politiche. Il presidente del Coni Gianni Petrucci ha invitato le federazioni ad osservare un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni sportive. Si tratta di un nuovo lutto che cade in Afghanistan alla vigilia di una giornata considerata «cruciale», il voto per le elezioni legislative, e caratterizzata da una quantità di incidenti in tutto il Paese. Tutto era cominciato di prima mattina, quando un aereo senza pilota Predator dell'Aeronautica militare italiana aveva avvistato quattro persone intente a posizionare una bomba sotto l'asfalto, lungo la strada che collega Farah a Delaram. Sempre il Predator ha seguito gli attentatori e segnalato il luogo dove si erano rifugiati. A questo punto è scattata l'operazione affidata alla «Task force 45», composta dagli uomini delle Forze speciali italiane. Il team di incursori del nono Col Moschin della Folgore è partito da Farah a bordo di un elicottero Ch 47, scortato da due elicotteri d'attacco Mangusta. Dopo poco è giunto sul posto ed è atterrato nei pressi della casa dove si erano nascosti gli insorti. Durante l'incursione, però, due dei commandos italiani sono stati centrati da un numero imprecisato di colpi di arma da fuoco. Li hanno soccorsi e portati all'ospedale militare da campo di Farah. Le loro condizioni, in un primo momento, non erano state definite gravi («feriti a una spalla»), anche se uno dei due era un «codice A». È stato sottoposto a un intervento chirurgico durante il quale ci sarebbero state «complicazioni». La notizia della sua morte è arrivata inattesa a Camp Arena, il quartier generale italiano di Herat. L'altro ferito, un militare di truppa sempre del Col Moschin, non correrebbe invece pericolo. Sull'operazione non si conoscono altri particolari, così come ammantata dal riserbo è l'attività della Task force 45, di cui si conosce pochissimo. Ignota pure la sorte dei talebani: quello che è certo è che i due elicotteri Mangusta hanno scaricato contro il loro rifugio l'enorme potenziale di fuoco di cui sono dotati. «Sono tornati scarichi», avrebbe detto una fonte. Ma nel settore dell'Afghanistan affidato al comando italiano questa vigilia di elezioni è stata caldissima ovunque. Nel cuore di Herat, al bazar della Cittadella, alle 18,12 è saltata in aria una bicicletta esplosiva. Tre feriti, tutti civili. Poco prima, più o meno nello stesso luogo, alcuni giornalisti italiani stavano facendo interviste in mezzo alle bancarelle e il clima non era del tutto cordiale. «Andrà a votare domani?». Il giovane ha risposto ringhiando: «Qui ci sono troppi infedeli». Un quarto d'ora dopo lo scoppio. Sempre nella provincia di Herat, ad Adraskan, un candidato alle elezioni di domani è stato rapito, stessa sorte subita da 10 sostenitori di un altro candidato e da otto componenti della Commissione elettorale indipendente a Moqur, nella provincia di Badghis, sempre nell'ovest. Nel distretto di Shindand, un convoglio di camion che trasportava schede elettorali è stato coinvolto in un attentato: è esploso un ordigno, provocando il ferimento del conducente di un mezzo e di due passanti. È stato fatto intervenire uno dei team di «reazione rapida» italiani predisposti per garantire la sicurezza delle elezioni: i blindati Freccia sono giunti sul posto e, dopo aver messo in sicurezza l'area, hanno portato il materiale elettorale a destinazione. Ancora a Shindand, ieri sera un razzo è caduto nell'area perimetrale che ospita la base militare italiana, senza provocare né feriti né danni. In mattinata un'operazione molto delicata di trasporto schede era stata compiuta da un elicottero Ch47 dell'Esercito, scortato da due Mangusta. L'equipaggio, sfidando una tempesta di sabbia, era riuscito ad arrivare nel remoto distretto di Por Chaman, dopo che per giorni l'impresa era fallita. Al comando italiano di Herat erano molto soddisfatti nell'annunciare la riuscita dell'operazione, perché solo in quel distretto non erano riusciti ancora a arrivare. La giornata era cominciata bene e nessuno immaginava che si sarebbe conclusa così tragicamente.