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"Se salta la riforma di Roma addio al federalismo fiscale"

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno

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Il sindaco Alemanno «avverte» il Carroccio: niente trucchi su Roma Capitale o addio al federalismo. Del resto l'attenzione della Lega verso i decreti che riconoscono più poteri alla città eterna era sembrata sospetta già dal primo momento. Niente polemiche, niente battute, niente proposte shock. Soltanto l'approvazione (all'unanimità) del provvedimento che rafforza Roma. Ma la concordia è durata poco. Prima è arrivata la proposta del leader del Carroccio di fare anche una Capitale del Nord. Poi, ieri a Perugia, è stato il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli a spiegare: «Sono convintissimo della necessità di una Capitale reticolare, per cui tutte quelle città che simbolicamente rappresentano il Paese devono in parte costituire questa Capitale reticolare». Le parole di Bossi, secondo Calderoli, «saranno il presupposto per individuare i luoghi di quelle che saranno le sedi dei ministeri decentrati». Il ministro ha precisato che «la proposta viene dalla Lega e non dal governo. Con i nostri alleati ne discuteremo a breve», ha concluso Calderoli. Altro che il sì unanime del governo su Roma Capitale. Ora è chiaro cosa ha in mente la Lega. Del resto Bossi tre ore dopo l'approvazione del decreto aveva detto: «Ora ci vuole la Capitale del Nord». Non solo. Il numero uno del Carroccio aveva sottolineato: «Abbiamo votato sì solo perché il sindaco Alemanno è venuto piangendo». Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha provato a gettare acqua sul fuoco: «Quella è una battuta - ha detto riferendosi alla Capitale del Nord lanciata da Bossi - I rapporti con la Lega sono ottimi, come ha testimoniato il fatto che il Consiglio dei ministri ha approvato la legge su Roma Capitale con il consenso pieno dei leghisti». Mentre il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha risposto a tono: «Siamo abituati alle battute della Lega e ovviamente non le accettiamo. Non riusciranno a far litigare i romani con i milanesi». Insomma, ha ribadito, «Roma è Capitale perché così è sancito dalla Costituzione e Milano resta la Capitale economica del Paese: da questo punto di vista non c'è contrapposizione tra le due città». Alemanno ha aggiunto: «Se salta Roma Capitale salta anche l'accordo politico su cui si regge il federalismo fiscale. L'attuazione del decreto su Roma Capitale è un dato insostituibile che non può essere messo in discussione. Non solo perché è scritto nella Costituzione e perché disperdere i ministeri avrebbe un costo troppo elevato. Ma soprattutto perché c'è un patto politico alla base della legge sul federalismo fiscale: Roma Capitale rappresenta un bilanciamento alle caratteristiche del federalismo che vogliamo introdurre». Più duro il leader di Sinistra Ecologia e Libertà, Nichi Vendola: «Bossi è il disvelamento di cosa sia la classe dirigente che governa oggi il nostro paese, purtroppo per noi». Secondo Vendola la richiesta di Bossi «è esplicativa di quale sia l'intenzione reale della Lega Nord che usa l'arma del federalismo - ha detto - a copertura del suo vero obiettivo che è la secessione». La Lega, secondo Vendola, «continua a perseguire l'obiettivo di una Italia spaccata». E ha aggiunto: «Si sbagliano molto perché il Nord d'Italia è figlio anche del Sud d'Italia, perché la ricchezza del Nord è stata prodotta anche dal lavoro dei nostri migranti, perché noi Sud ci sentiamo l'altra parte del Nord». Netta anche l'Italia dei Valori. Sarebbero «tanti», secondo il senatore e segretario laziale Stefano Pedica, «i motivi che ci fanno pensare male: in tutta questa confusione l'unica certezza è una richiesta che in un solo colpo riassume l'anima del decreto attuativo di Roma Capitale: la volontà di Bossi di avere una Capitale del nord Italia».

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