Lo scontro nel Pd
Temaesplicitamente snobbato da Pierluigi Bersani. Intervenendo all'assemblea di «Libertà eguale», l'ex segretario del Pd ha insistito sul recupero dell'ispirazione originaria del Pd pur apparendo più conciliante con l'attuale leader del partito. Ma il vaso di Pandora sembra ormai scoperchiato e sia Chiamparino che Fioroni mettono apertamente in discussione la candidatura di Bersani alle future primarie. Il segretario, sempre freddo con Veltroni, reagisce comunque con circospezione e apre alla richiesta di Arturo Parisi di una mozione di sfiducia parlamentare al governo Berlusconi. Del resto già venerdì Veltroni aveva fatto espungere dal documento dei 75 gli aspetti più polemici nei confronti del segretario, come l'affermazione che il partito «è senza bussola». Ieri ad Orvieto ha smorzato ancora i toni proponendo un'iniziativa «di tutti i leader del Pd attorno al segretario» per denunciare la «compravendita di parlamentari» da parte di Berlusconi. Poi, spiegando il senso del documento dei 75, ha evitato toni troppo duri: in sostanza ha ribadito la necessità per il partito di «coltivare se stesso, recuperando l'ispirazione riformista compiuta», in modo da «crescere elettoralmente ed essere poi in grado di fare un sistema di alleanze da una posizione di forza. Insomma un recupero «delle ragioni di fondo della nascita del Pd e dell'ispirazione del Lingotto». Bersani ha snobbato Veltroni e il documento: «Abbiamo i luoghi per discutere - ha affermato - e giovedì c'è la direzione e ne parleremo lì. Io da adesso parlo di Italia e le altre cose ce le vediamo nei nostri organismi». Un'apertura di Bersani c'è stata invece alla proposta lanciata da Arturo Parisi, sempre ad Orvieto, e cioè di presentare una mozione di sfiducia al governo Berlusconi che costringa tutti »a fare chiarezza».