In Europa ancora rischio di crisi L'Italia ha un problema di crescita
Èun messaggio di cautela quello che lancia il ministro dell'Economia Giulio Tremonti alla kermesse organizzata dal Pdl a Cortina. «Non credo che tutto sia risolto, non credo che le incertezze siano state eliminate e non credo che i rischi siano stati eliminati: i signori della speculazione finanziaria ancora a piede libero e derivati ci sono ancora; in giro per l'Europa, non in Italia, ci sono ancora situazioni di crisi potenziale e attuale da considerare con grande serietà e prudenza». Il problema dell'Italia è quello della crescita, avverte il ministro. «La sfida del governo è come competere e come crescere senza la leva della spesa pubblica». Poi rivela che tra lui e il premier Berlusconi si sviluppa un dibattito proprio sulla crisi. Per il presidente, sottolinea, «è fondamentale, il messaggio positivo: anche Roosvelt dopo la grande crisi dava un messaggio positivo. Ma dall'altra parte molte cose non dipendono dall'Italia e non sono nel nostro dominio». Per uscire dal tunnel della crisi bisogna agire con respionsabilità e questo significa anche dover affronatre misure impopolari. Ma Tremonti si dice convinto che non è vero che il rigore non porta voti. «Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e se qui c'è qualche pirla che dice allora non vuoi prendere voti, forse non ha capito che gli italiani che sono uno dei popoli più intelligenti, sanno che i politici devono smettere di dire che pagano l'assegno perchè se io firmo l'assegno il conto lo pagate voi». «I politici - ha aggiunto Tremonti - devono essere onesti anche nel dire le cose come stanno». Poi Tremonti affronta il nodo del Sud. «Non si può continuare con la politica fatta finora. Nel sud manca lo Stato. E la questione meridionale è una questione nazionale. Lo Stato deve fare lo Stato, deve fare l'ordine pubblico, le opere pubbliche». E giù con gli esempi: Il passante di Mestre è stato fatto in tre quattro anni. Magari in Spagna l'avrebbero fatto in due. La Salerno Reggio Calabria è ferma da quattordici anni ed è stata bloccata da 120 attentati in un solo lotto. E lì non è che sono mancati i soldi. È successo qualcos'altro». «Deve tornare lo Stato - ha ripetuto il ministro - La Calabria non ha più la contabilità sulla sanità. E ti dicono che viene fatta per tradizione omerica. E cioè per narrativa. Il governo Berlusconi ha mandato la Guardia di Finanza a rifare la contabilità della Calabria». La questione meridionale non è in contraddizione con il federalismo e soprattutto, rassicura Tremonti, il Sud non sarà penalizzato. «Il federalismo fiscale è una via lenta, progressiva e prudente che porterà risultati nell'interesse di tutti». Infine un passaggio sull'eolico. «Il business dell'eolico è uno degli affari di corruzione più grandi e la quota di maggioranza francamente non appartiene a noi».